quarantena al Lido di Venezia
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Dillo a BL

Una prigione con vista: la quarantena al Lido di Venezia

Tempo di lettura: 3 minuti

Con questo contributo inauguriamo la nostra nuova rubrica “Dillo a Borderlain”, che si propone di raccogliere i contributi inviati dai lettori su argomenti scelti dalla redazione. Il tema scelto per inaugurare questa rubrica è “Quarantenando”, per il quale abbiamo chiesto ai nostri lettori di raccontarci come stanno vivendo l’isolamento, quali sono le loro paure e i loro sogni per il futuro. 

Se anche tu vuoi partecipare a “Dillo a Borderlain”, invia il tuo contributo all’indirizzo email redazione@borderlain.it entro il 4 maggio 2020!

 

20 aprile 2020. XXXXIII giorno.

È la prima giornata uggiosa dopo molte di sole. Fuori dalla finestra il glicine è ancora in fiore, ma pian piano le foglie stanno sostituendo i boccioli. I bambini della casa di fronte giocano e urlano come tutti i pomeriggi. La gatta chiama per farsi aprire, deve raggiungere i suoi cuccioli che la aspettano trepidanti per l’ennesima confortante razione di latte.

Sembrerebbe un qualunque pomeriggio primaverile, in una casa qualunque, in un posto qualunque. In parte è così, ma in realtà è il quarantatreesimo pomeriggio di isolamento, in questa stessa villetta, in questo stesso Lido di Venezia, isola litoranea della laguna più conosciuta del mondo. Un luogo di confine, striscia di terra che separa due acque, così diverse ma così unite tra loro, laguna salmastra e mare salato. Un luogo dove già normalmente sembra di vivere in una condizione separata e altra.

Per raggiungere il Lido si possono usare soltanto barche. Barche che spostano persone, auto e merci. Non c’è ponte che lo colleghi alla cosiddetta “terraferma”. Crescere in un luogo simile ti dà fin da piccolo una differente visione delle cose. Ti abitui ad un ritmo lento, è solo il vaporetto che può ricongiungerti con il cuore del territorio in cui sei immerso, Venezia. La città più famosa del mondo, più amata, più desiderata e per questo sempre più razziata e dilaniata. Per te Venezia ha un’aura quasi mitica. Non vivi lì in mezzo, tra le calli, in un campo [piccola piazza con al centro un pozzo, nda] o lungo una fondamenta [strada che affaccia sulla laguna, nda], ma la respiri, te ne senti custode e difensore perché tu e la tua isoletta siete lì per proteggerla. Ti senti alienato e privilegiato allo stesso tempo e a un certo punto hai voglia di scappare.

Ero tornata al Lido il 13 febbraio. Il 18 marzo avrei dovuto andare via di nuovo. Ma l’8 marzo tutto si è fermato. Improvvisamente non ci si poteva più spostare dall’isola, se non per gravi e seri motivi, che io naturalmente non avevo. L’isolamento è diventato totale. Nessuna via d’uscita praticabile. L’isola diventa una vera e propria prigione. Una prigione con vista, perché ho la fortuna di avere proprio a 200 metri la vista sulla laguna. Venezia è diventata irraggiungibile. Vicina, eppure così lontana.

Anche se nessuno si può potenzialmente spostare da un comune all’altro neanche in situazioni “normali”, la condizione dell’abitante di un’isola è ancora più straniante. Ti senti braccato. Il cittadino del Lido ha solo due distese d’acqua, davanti o dietro di sé, una verso la città, l’altra verso un altro Stato, un altro paese, invisibile e irraggiungibile. Tutto a un tratto la sua routine è annullata, vaporetti ridotti al minimo, laguna piatta come una tavola.

In questo nuovo contesto – ma forse poi non così nuovo – il cittadino lidense si muove spaesato, con o senza mascherina, cercando vie di fuga verso il suo luogo preferito: la spiaggia. Ma è tutta chiusa, transennata, ad eccezione di un’apertura all’altezza del vecchio Ospedale al Mare, ormai abbandonato. Il povero sportivo si sente un osservato speciale, per non parlare di coloro che si azzardano a camminare senza le “adeguate” protezioni, anche se soli e a debita distanza da tutti gli altri. Peccato che poi invece le code per i supermercati, specie il sabato mattina, siano lunghissime e con intervalli tra le persone tutt’altro che di 2 metri.

Ma il vero mistero per il cittadino lidense è: quanti sono i contagiati sull’isola? Secondo un articolo uscito il 10 aprile sul Gazzettino di Venezia, la Municipalità di Lido-Pellestrina (dove Pellestrina è un’altra isola litoranea a sud della nostra) contava il quadruplo dei contagi rispetto a Venezia centro storico, in proporzione ai residenti. Ma nessuno sa quanti effettivamente siano tali individui infetti e dove esattamente si collochino. 

Il lidense, ulteriormente isolato nel suo già abituale isolamento, cerca di accontentarsi dei numeri generali comunicati dal Comune, che finora ha segnalato 669 casi. Il contesto già abbastanza incerto e surreale è stato poi condito da un paio di incendi notturni di dubbia origine, avvenuti il 25 marzo e il 16 aprile. C’è chi parla di fatalità, chi azzarda l’ipotesi dolosa, ma bisogna stare attenti a parlare perché la comunità è piccola e si fa presto a essere presi per dei folli complottisti.

Ma meno male che c’è Luca Zaia, il nostro governatore regionale, che con la sua necessaria ordinanza del 13 aprile, ci concede l’opportunità di fare dei bei pic-nic il 25 aprile e il 1° maggio. Nel proprio giardino. Tra conviventi. Che magnifica concessione, grazie! Ah, e se devi uscire anche solo dal cancello per recuperare il gatto, mi raccomando: mascherina e guanti.

Zoe Ambra Innocenti
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