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Cronache di un BL

Dal lievito di birra a Darwin: un evoluzionista al Supermercato

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Come ogni settimana, venerdì sono uscito per procacciarmi del cibo al supermercato prima di annullarmi durante il solito noioso weekend covidiano. Avevo appena cominciato il mio girovagare per scaffali quando, nel reparto frigoriferi mi trovai di fronte ad una vecchia conoscenza: il lievito di birra, uno dei grandi protagonisti del 2020.

Non ho potuto fare a meno di ricordare la follia della corsa agli armamenti enogastronomici di questa primavera, quando il possesso di qualche panetto di lievito fresco e di 3 Kg di farina era diventato uno status symbol. Le scorte del Paese si esaurirono in poche settimane e i negozi dovettero limitare l’acquisto di questi prodotti: infatti le persone arraffavano decine di confezioni senza alcuna ragione particolare, ma solo perché tutti gli altri facevano lo stesso. “E se poi io rimango senza? meglio prenderne in più a discapito degli altri piuttosto che rischiare“. Insomma, egoismo puro.

Continuando il mio vagare tra le corsie, mi sono imbattuto nei cerotti e articoli da parafarmacia e non ho potuto fare a meno di domandarmi quando riusciremo a vaccinarci tutti per archiviare una volta per tutte queste fastidiose mascherine. Vaccini… un altro tasto dolente. Aldilà dei deliri no-vax di alcuni, ripenso anche alla gara intrapresa dai paesi europei per poter assicurarsi le dosi necessarie, arrivando anche a firmare accordi dietro le quinte, perdendo di vista così l’obiettivo finale: sconfiggere il virus a livello globale! Chi penserà quindi anche a quei paesi molto più poveri, ma estremamente popolati che potrebbero vanificare tutti i nostri sforzi?

Ma questo Covid non ci doveva cambiare tutti in meglio? Dove sono finiti i cori dai balconi, gli arcobaleni e le manifestazioni di solidarietà verso i paesi più colpiti? Come mai siamo passati dal volerci tutti bene al “meglio a te che a me”?

Perché è nella nostra natura di uomo! E non lo dico io, ma lo diceva già il sommo Charles Darwin. A tal proposito, il Darwin Day (12 febbraio), quest’anno è caduto proprio in concomitanza del 150esimo anniversario dell’uscita de “L’Origine dell’uomo e la selezione sessuale“, testo di Darwin purtroppo passato in secondo piano.

È tutto scritto lì! Darwin cominciò a parlare di evoluzione della morale umana già 150 anni fa, concentrandosi sull’empatia provata da un individuo per altri individui della propria “cerchia”. Questo sentimento è tale da spingere il singolo a sopportare privazioni per favorire l’intera comunità. Una cosa molto bella che, nel mio parallelismo con il mondo attuale, ho ritrovato nei tanti messaggi di vicinanza, nelle buone azioni e nelle offerte in denaro che molti hanno fatto in favore dei tanti medici, infermieri e operatori sanitari impegnati in prima linea contro il Covid-19.

Ma c’è un “ma”. Darwin continua dicendo che questo sentimento di altruismo si può verificare solo se si contrappone ad azioni di forte egoismo e di scontro verso individui di altri gruppi sociali, quindi “avversari”. Ritorna quindi la frase “meglio a te che a me” che ci ha spinti ad arraffare prodotti all’inverosimile (lievito o vaccini) senza preoccuparci degli altri. Questo concetto è riassunto sotto il nome di Evoluzione Biologica.

Preso oramai dallo sconforto per via di tutti questi pensieri (e anche la vista dei tortellini surgelati al ragù, non aiutò) mi dirigevo inesorabilmente al banco dei gelati pronto a fare il danno. Ad un certo punto, come un miraggio, scorsi in lontananza il piccolo reparto dei libri e riviste: la cultura! Questa visione mi ricordò che Darwin, alla fine del suo ragionamento, asserì che l’evoluzione della morale umana coincide con il passaggio da Evoluzione Biologica a Evoluzione Culturale. Ma cosa vuol dire?

Lo studioso riteneva quella umana una specie “culturale”, che cioè forma se stessa in base a tutto ciò che apprende dall’esperienza e dal confronto con gli altri. Secondo Darwin, l’Evoluzione Biologica e quella Culturale sono strettamente collegate perché grazie alla cultura l’uomo riversa la sua empatia non solo sugli individui più vicini a lui, ma amplia sempre più la sua “cerchia” avendo quindi sempre meno avversari .

Insomma, l’unica nostra speranza di salvezza è la cultura (infatti si dice che “un libro apre la mente”). Inutile dirvi che alla fine quel gelato l’ho preso e che lo sconforto si è trasformato in certezza del disastro.

Matteo D’Arco
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