canzoni d'amore non convenzionali
Musica

Canzoni d’amore non convenzionali – 10 brani italiani

Tempo di lettura: 6 minuti

Cos’è l’amore? Comunanza di intenti, condivisione, fiducia reciproca. La cura, la protezione, la carezza nel buio. Quella cosa che ci fa sorridere quando siamo stanchi, o come dice Gianluca, 4 anni, “l’amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a qualcuno senza volere che l’altro le dia a te”.

“Innamoratevi!” – tuonava Benigni ne La tigre e la neve – “Se non vi innamorate è tutto morto! Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto!”. L’amore è il motore della vita e, come dice un noto filosofo contemporaneo, “cantare d’amore non basta mai”. La nostra Italia, in particolare, è terra di romantici, e di canzoni sull’argomento ce ne sono a bizzeffe.

Cantando d’amore però si rischia di sfociare nel banale: lungi da noi voler diventare stucchevoli e melensi! Per questo, eccoci qui a stilare la nostra personale top 10 delle canzoni d’amore non convenzionali tutte italiane!

1. Le cose in comune – Daniele Silvestri

(Prima di essere un uomo, Dischi Ricordi, 1995)

Questa lista non poteva che iniziare con “Le cose in comune”, nella quale viene raccontata l’ingenuità meravigliosa dell’innamoramento. In maniera intelligentemente ironica, Silvestri gioca sull’antico stereotipo delle cose in comune, secondo alcuni necessarie per due persone che vogliono stare assieme.

Per stessa ammissione dell’autore, «ogni cosa che si riconosce di avere in comune sembra la più alta, anche se si tratta di aspetti che condividi con chiunque, come l’avere due braccia e due gambe. Pensare che una persona sia l’anima gemella prima ancora di conoscerla a fondo è illusione allo stato puro, una scommessa sul nulla.»

La vena non convenzionale, oltre allo stesso testo, che risulta quasi uno scioglilingua, è costituita dall’aura fanciullesca, infantile, nella quale è immersa la canzone, amplificata dalla melodia, leggera e scanzonata.

2. Niente di speciale – Lo Stato Sociale

(Amore, lavoro e altri miti da sfatare, Garrincha Dischi, 2017)

Questo pezzo, scritto interamente da Lodo Guenzi, inizialmente non doveva essere pubblicato. Il brano venne affidato poi alla splendida voce di Enrico Roberto, meglio conosciuto come Carota (lanciamo un appello: fate cantare di più Carota!).

“Niente di Speciale” è inconsueta, non convenzionale, per due motivi: per il suo messaggio, perché è una nota vocale mai spedita, un amore chiuso in ascensore, che esiste ma non può farsi vedere, e per il suo linguaggio, ribaltato: la canzone inizia, indirettamente, con una negazione ed il titolo stesso è la quinta essenza della negazione e si svilupperà in questa direzione inconsueta.

3. Il solito sesso – Max Gazzè

(Tra l’aratro e la radio, OTRlive, 2008)

“Ciao, sono quello che hai incontrato alla festa…” inizia così il canto di Max Gazzè, innamorato e speranzoso, che affida al telefono la sua dichiarazione d’amore. Si tratta sì di un brano dolce, ma che riesce a non scadere nel banale nonostante il romanticismo che lo permea (il Paoliano “Sai qualcosa tipo cielo in una stanza?” è pane per i denti dei romanticoni).

Perché non è banale? Perché quest’uomo è attaccato alla cornetta per l’amore, non per il “solito sesso”, quello che (ragionando per pregiudizi) ci si aspetterebbe essere il fine ultimo di un uomo con una ragazza conosciuta ad una festa: Gazzè è pronto a sfidare il ragazzo di lei per una carezza. Viene tratteggiato un amore che quasi riecheggia il  quattrocentesco amor cortese, terribilmente focoso ma distaccato per una donna completamente silenziosa e irraggiungibile: anche qui, come in ambito cavalleresco, la donna è lontana, oggi al di là della Maledetta cornetta.

4. Questo nostro grande amore – I Cani

(Aurora, 42 Records, 2016)

In “Questo nostro grande amore” la vita di coppia si intreccia all’economia (“immagina i bond di questo nostro grande amore in base al tuo tasso d’interesse per me, che tiene più dell’America, più della Goldman Sachs, regge più della Cina, di Shenzhen e Shanghai”) e alla possibilità di monetizzare un sentimento esponendolo e raccontandolo sui social o in un libro o in un elaborato televisivo.

La melodia è classicamente pop, come lo è la stessa forma della canzone, ma Nicolò Contessa inserisce parole lontanissime dall’idea consolidata di cantautorato e di cultura alta, parole “fredde” che negli ultimi anni abbiamo sentito ma a stento abbiamo ricordato, e le trasforma in un ritornello. Ed è un attimo ritrovarsi a cantare sotto la doccia di bond, tassi di interesse, lunedì neri, default, banche centrali e WTO.

5. Willie Pooh – Willie Peyote

(Educazione Sabauda, ThisPlay Music, 2015)

Willie Peyote tratta temi “caldi”, tosti, elargendo numerosi spunti di riflessione. Anche quanto tratta temi sentimentali non finisce per banalizzare: in “Willie Pooh” si descrive come un analfabeta sentimentale, lo fa con originalità, per la scelta delle parole e del linguaggio utilizzato fuori dai luoghi comuni del rap.

È uno tra i pezzi più intimi e personali del rapper torinese, che è in grado di vestire in maniera così originale una canzone d’amore da non farla nemmeno sembrare tale.

6. Quello che – 99 Posse

(Corto circuito, RCA Italiana, 1998)

I 99 Posse in “Quello che” cantano l’amore vero, che non ha bisogno di essere spiegato a parole. Questo non può essere convenzionale, dal momento che le canzoni d’amore “classiche” si impegnano a comunicare l’amore proprio attraverso l’uso delle parole: più sono grandi, più sono romantiche, più l’amore cantato risalterà. In questo modo, banalizzando l’uso della parola, il gruppo rap napoletano sfida la regola d’oro della canzone d’amore e riesce, così, a crearne una meravigliosa.

7. Da Varese a quel paese – Dente

(Io tra di noi, Venus Dischi, 2011)

Dente (all’anagrafe  Giuseppe Peveri) è un cantautore che esalta la semplicità delle cose di tutti i giorni: come BattistiRino Gaetano e Dalla, i suoi personaggi, le sue storie sono semplici (non banali, attenzione) e intrise di una poesia dolcissima.

“Da Varese a quel paese” ha un mood scanzonato ma malinconico, è un racconto della vita quotidiana di coppia che riesce a risaltarne l’importanza. Lo sdoppiamento della parola “sola” (solitaria ma anche duale) è l’esempio calzante del fatto che la lingua italiana offre mille modi di creare testi “romantici” ma non banali. Essere semplici non è un peccato, come utilizzare costruzioni verbali complicate non è sinonimo di profondità.

8. Tetris – Pinguini Tattici Nucleari

(Gioventù brucata, RCA Records, 2017)

Qualcuno di voi conoscerà i Pinguini Tattici Nucleari soltanto per il secondo posto allo scorso Sanremo. Vi consigliamo di approfondire la conoscenza di questo gruppo bergamasco che confeziona testi leggeri e complessi: “Tetris” è simile allo sfogo di un ragazzo che non riesce ad esprimere quello che prova e alla fine tenta la via della comicità perché le sue parole non risultino troppo altisonanti e gravi e nel frattempo però, con la sua aria impacciata, cita Pirandello.

Si tratta di una dichiarazione d’amore non convenzionale: “tu eri per me…” un sacco di cose che ti fanno credere di aver finalmente  trovato un certo equilibrio nella  vita, ma alla fine ti rendi conto che è solo un’illusione. Proprio come il Tetris.

9. En e Xanax – Samuele Bersani

(Nuvola numero nove, Rca Label Group/Rlg, 2013)

“En e Xanax” è una traccia dell’album Nuvola numero nove, traduzione letterale dell’espressione “cloud nine”, che in inglese corrisponde alla nostra locuzione “essere al settimo cielo”. Un titolo non casuale, dunque, che designa la felicità a leit motiv dell’intero progetto: una felicità consapevole, non improvvisa o improvvisata, ma frutto di una conoscenza profonda della propria interiorità e delle proprie zone d’ombra.

“En e Xanax” trova quindi posto proprio in questo disco non a caso, perché è una canzone intensa, cruda, sebbene vestita di romanticismo. Canta un amore salvifico, ma non in senso strettamente romantico: sono i suoi protagonisti a salvarsi, nel momento in cui imparano a mettersi a nudo, a riconoscersi, a curare vicendevolmente le loro ansie. En e Xanax sono infatti nomi di due noti ansiolitici: Bersani ha scelto di personificarli e, attraverso questa metafora, raccontare il loro incontro, il modo in cui si sono conosciuti e riconosciuti.

10. Anna di Francia – Claudio Lolli

(Ho visto anche degli zingari felici, EMI, 1976)

Arriviamo ad uno dei cantautori più “borderlain” del panorama italiano. Claudio Lolli non è facile, e la sua “Anna di Francia” è una delle canzoni meno convenzionali che ci siano.

Claudio Lolli racconta con voce cantilenante e cadenzata, in una serie di diapositive, la storia di Anna per circa due terzi della canzone. Verso la fine della traccia, inizia una melodia più ritmata sulla base della quale il narratore elenca oggetti che lui, per Anna, non sarà. La nostra vita non sarà quell’orologio, quel reggiseno appeso al lampadario, quel manico di scopa, quello specchio: la nostra vita non si ridurrà a cose, non sarà parole vuote; io non sarò la noia, il cielo grigio, non sarò probabilmente nemmeno la tua consolazione , ma posso assicurarti che sarò la tua libertà.

Quali sono le vostre canzoni d’amore italiane non convenzionali? Scrivetecele nei commenti!

Trovate la nostra playlist Canzoni d’amore non convenzionali” anche su Spotify!

Serena Zoe Lombardi
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Serena Zoe Lombardi
Nata nel 1995, curiosa e sognatrice, capisce di voler insegnare vivendo una grande e sofferta storia d’amore con il latino e greco. Laureata in Lettere Antiche tra passione e lacrime, mentre insegue il suo sogno legge, canta, si commuove (spessissimo) e chiacchiera con chiunque le si pari davanti.