Cultura

Cessi d’arte: Da Duchamp a Cattelan, i WC che ce l’hanno fatta

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Un anno fa di questi giorni veniva rubato un gabinetto dagli interni di Blenheim Palace, il lussuoso palazzo di Oxford luogo di nascita di Sir Winston Churchill. La notizia fu di per sé strana ed esilarante, ma considerando l’oro zecchino da 18 carati di cui era composto il WC e la sua natura di opera d’arte – dell’artista concettuale italiano Maurizio Cattelan -, i livelli di hype salirono alle stelle.

Nel suo stile irritante e beffardo di “artista per caso”, Cattelan non si risentì molto dell’accaduto. Dopotutto, lui il cesso l’aveva realizzato per donarlo a Donald Trump; non che gli importasse particolarmente, dunque, la fine che questo potesse fare – a parte, evidentemente, accogliere escrementi di un certo rango.

Maurizio Cattelan è senza dubbio alcuno l’artista più irriverente del panorama italiano attuale. Il suo personaggio neoavanguardista, neodadaista, “neosberleffo” o dir che si voglia, dura da almeno vent’anni, e non sembra accennare a declinare. Ma nel giorno del suo compleanno – e a distanza di un anno dal furto di quella che è stata definita dal «New Yorker» come la sua opera più bella – a noi non va di elogiare, criticare o ripercorrere la carriera di questo artista. Ci piacerebbe, invece, capire perché mai un cesso possa essere riconosciuto come opera d’arte. Sotto questo aspetto, il 60enne padovano non è stato assolutamente il primo ad introdurre i servizi sanitari (perfettamente funzionanti) nei sacri ambienti museali: da Duchamp a Cattelan, oggi vogliamo celebrare il compleanno dell’artista guardando a tutti i cessi da museo che lo hanno preceduto.

1. Fountain, Marcel Duchamp

Il 1917 è una data importante sia per la storia dell’arte che per la rivincita del WC. Il 10 aprile di quell’anno, infatti, a New York venne inaugurata la prima mostra della Society of Indipendent Artists, in cui venne rifiutata la scultura Fountain dell’artista francese dadaista Marcel Duchamp. Con un orinatoio avvenne il battesimo dell’arte concettuale, ma nacque anche il fascino senza tempo del water eretto ad oggetto artistico.

Se Cattelan è riuscito a suscitare scalpore oggi, non è difficile immaginare quanto orrore causò il lavoro di Duchamp all’inizio del secolo scorso. Il perché di questa trovata ha radici molteplici, opinabili, spesso dettate da pareri personali: la verità, purtroppo, se l’è portata Marcel nella tomba, insieme al suo approccio all’arte visionario e senza tempo. In soldoni, il “ragionamento semplice” consiste nel trasformare qualsiasi oggetto comune in opera d’arte, poiché è l’artista a determinare se si tratti di un’opera o meno. Nel caso specifico di Duchamp, questo processo prende il nome di ready-made: l’oggetto bell’e fatto, preso da un contesto qualsiasi, ricollocato in un luogo deputato all’arte e osservato secondo il suo valore formale. I motivi provocatori, calati anche nel contesto storico e artistico dell’epoca, sono ben chiari: cosa meglio di un cesso filosofico e misterioso per scandalizzare il sistema polveroso dell’arte accademica?

Duchamp Fountaine
Da Wikimedia Commons, l’archivio di file multimediali liberi

Il primo cesso della storia dell’arte è andato perduto: oggi ci restano solo una fotografia dell’epoca e una serie di copie autorizzate dall’autore stesso.

2. Soft Toilet, Claes Oldenburg

Oldenburg è un artista che sta simpatico un po’ a tutti, che se ne voglia riconoscere o meno il valore. Tra Duchamp e Cattelan, Claes si colloca nel filone della Pop Art – che deve tutto, non a caso, al precedente movimento Dada. Con le sue sculture soffici e giganti l’artista americano ha omaggiato, nel 1966, l’opera celebre dell’artista francese e il valore del gabinetto artistico.

Soft Toilet è una scultura di plastica floscia, all’apparenza una giostra gonfiabile in fase di smantellamento. Al di là dell’omaggio a Duchamp (e probabilmente agli orologi liquefatti di Dalì in La persistenza della memoria), la scelta del WC per un pop artist non è da considerarsi casuale. Come la maggior parte dei figli americani di quell’epoca, Oldenburg giocava molto sull’ironia e la presa in giro della propria società di quegli anni, in cui il design di appartamenti e di prodotti e mobilio per interni subì un’innovazione vertiginosa, sia estetica che funzionale. Tra questi oggetti rientrava, ovviamente, il water: il prodotto industriale di rigida porcellana, simbolo dell’igiene moderna, si trasforma tra le mani dell’artista in un oggetto triste e drammatico, a sottolineare quanto ridicolo e superfluo fosse lo sperpero della società dei consumi americana.

3. The Toilet, John Bratby

Nel percorso storico che va da Duchamp a Cattelan il cesso, nella sua proposizione artistica, non è rimasto solo oggetto scultoreo. Esso è stato infatti onorato anche di qualche rappresentazione pittorica, seppur spesso accompagnato da altri oggetti o figure che lo mettevano in secondo piano (vedesi i quadri di Botero, in cui le paffute figure femminili talvolta si specchiano tra una vasca da bagno e un gabinetto, anch’essi lucidi e tondeggianti). John Bratby, invece, è riuscito a rendere un WC unico protagonista della composizione.

In The Toilet, tutto lo spazio inferiore della tela è occupato da uno spartano WC marrone, mentre la zona superiore contrasta con il giallo dei tubi di scarico e dello sciacquone. Il gabinetto ha una prospettiva vertiginosa, sia che lo si osservi all’interno che all’esterno.

Bratby è stato un artista neorealista che risentì molto del periodo post bellico, economicamente e psicologicamente. The Toilet è solo uno dei suoi tanti quadri che mirano a rappresentare una quotidianità e una realtà fatta di povertà restrizioni e brutture. L’artista inglese persegue quest’obiettivo attraverso nature morte di oggetti semplici: ma quest’opera, per composizione, tecnica, colore e soggetto, è forse una delle più belle di tutte.

4. America, Maurizio Cattelan

Da Duchamp a Cattelan: ed eccoci di ritorno dal festeggiato, il cesso d’oro del ragazzaccio dell’arte italiana. Fino ad ora si è evitato di chiamare il WC con il suo vero nome, America (ed ecco perché il dono a Trump), e si è evitato di soffermarsi sul suo reale valore di mercato, circa 4,5 milioni di euro (prevedibili, vista la materia prima e il conseguente furto che ne ha fatto lievitare il prezzo).

Gold-colored toilet
Da Wikimedia Commons, l’archivio di file multimediali liberi

Per la verità, è difficile scorgere nel lavoro di Cattelan qualcosa che vada oltre la pura provocazione trash, di cui l’artista è da sempre portavoce. America, come qualsiasi suo altro lavoro, solleva dubbi sul concetto e l’artisticità di quella che viene definita opera, ma c’è da dire che ad oggi, il sistema del mondo dell’arte sembra nutrirsi di tali trovate dispendiose e fini a sé stesse. Opera d’arte, cesso per vip o diletto per intellettuali miliardari? Non ne siamo ben sicuri, come forse non ne erano sicuri i contemporanei di Duchamp – anche se in quel caso il dispendio economico non era minimamente paragonabile, e la critica intellettuale di conseguenza poteva evincersi più chiaramente.

Fatto sta che, però, il gabinetto è stato più volte oggetto e forma d’arte, nonché ispirazione; è importante a tal proposito ricordare la Merda d’artista di Piero Manzoni, o l’arte escrementizia di Dieter Roth. Cattelan, al momento, è l’ultimo degli arrivati; se riesce a reggere il confronto con chi prima di lui, è questione che lasciamo alla vostra libera interpretazione.

L’unico consiglio spassionato che sentiamo di darvi è quello di guardare alla quotidianità e al bagno di casa vostra con occhi diversi e con un certo rispetto, ché chissà cosa avete sotto il sedere – magari il prossimo pezzo del Guggenheim.

Sara Maietta
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Sara Maietta
Una vita ascrivibile all'ABCD: aspirante curatrice, bookalcoholic, catalizzatore di dissenso e dadaista senza speranze.