Federico Feliziani
Cultura

Marghedì-il bello della settimana: intervista a Federico Feliziani

Tempo di lettura: 3 minuti

Ad un anno dall’uscita del suo primo romanzo Questa vita è la mia. Le vicissitudini di un “punto interrogativo” (ed. Tassinari), Federico Feliziani – anima della Settimana Politica di Borderlain, riprende il giro delle presentazioni e si racconta nel Marghedì per fare il punto su questo emozionante anno in cui è diventato ufficialmente uno scrittore. Mercoledì 24 maggio sarà a Caselecchio di Reno (BO) a partire dalle ore 18:00 presso la Casa della Conoscenza, all’interno della manifestazione il Maggio dei Libri. Con lui, un’altra punta di diamante di Borderlain, il giornalista Pietro Colacicco che dialogherà con l’autore.

Federico, è trascorso esattamente un anno dalla tua prima presentazione. Come sono stati questi ultimi 365 giorni?

Un anno dopo posso dire che ho vinto la scommessa con me stesso. Non era scontato che il libro avesse la diffusione che invece sta avendo; non era scontato, per me che provengo da un altro settore, creare un personaggio al quale le persone potessero affezionarsi. Fatte le dovute proporzioni questo è avvenuto e qualcuno è curioso di sapere se, e come, continueranno le vicissitudini del “punto interrogativo”.
La soddisfazione più grande credo sia quella di aver scritto una storia senza data di scadenza: circostanza alla quale non ero abituato da blogger.

Hai scritto, nel tuo blog e sui tuoi social, che il luogo della presentazione del 24 maggio è importante per te. Come mai?

Il luogo che mi ospiterà domani, è un luogo del cuore pieno di bei ricordi. A pochi metri da lì c’è la sede del Liceo Leonardo da Vinci dove ho trascorso gli anni più formativi della mia vita. Se oggi scrivo di politica lo devo agli incontri che ho fatto in quella scuola; se so scrivere lo devo all’incontro con Claudio Lolli, professore del Da Vinci che per due anni mi ha insegnato Lettere. In quella scuola con il prof Lolli -così lo chiamavamo da studenti- ho scoperto che grazie alla scrittura potevo esprimermi autonomamente, usando le parole che penso e come le penso. Lo riesco a fare anche a voce ma, in questo caso, devo essere molto più concentrato nel capire se il messaggio arriva all’interlocutore. Presentare il mio primo libro lì diventa quindi molto significativo: spero di vedere fra il pubblico qualche professore e qualche componente della mitica sezione BS del Da Vinci di quegli anni.

A distanza di un anno dall’uscita del tuo libro, hai mai avuto ripensamenti sul testo, sulla trama, sui personaggi?

Il nome del protagonista. Non perché non mi piaccia ma per non dover spiegare che non sono io, che vivo a Roma e che non sono uno sceneggiatore. Anche se per questo titolo mi sto attrezzando. A parte questo piccolo aspetto d’omonimia che mi ha portato a vivere situazioni esilaranti, non cambierei nulla perché sento che, il messaggio contenuto nel libro, sta arrivando quindi significa che la ricetta è riuscita. Il più è ricordarsela per il secondo. Forse un pizzico di inesperienza la vorrei conservare: rende le cose più autentiche.

Quali sono i prossimi piani di Federico?

Sicuramente c’è il secondo libro in cantiere che mi consente di vivere ancora immerso nel mondo di Lucrezi e di respirare, seppur con la fantasia, un po’ di Ponentino. Progetto che sto portando avanti in concomitanza con un regalo che mi sono fatto: un corso di sceneggiatura che spero mi porti ad acquisire competenze in un settore che da spettatore mi ha sempre incuriosito molto. Penso di non aver mai visto un film o una serie senza chiedermi come si realizzasse. E adesso lo sto scoprendo. Un percorso che sto prendendo come stessi prendendo una patente, non so bene se sarò mai uno sceneggiatore ma mi piace l’idea di imparare un nuovo linguaggio. Nell’ultimo anno ho fatto poi una scelta di campo molto grande abbandonando la politica attiva per avere più capacità di osservazione. Ho capito che mi piace più osservarla e raccontarla che farla la politica, quindi ho deciso di essere un osservatore puro. La passione per la politica ci sarà sempre, è incurabile credo. La utilizzerò per raccontare ancora meglio la politica italiana. Proprio questo mi porterà ad approcciare nuovi progetti e nuove avventure. Sempre facendo base qui su BL che considero casa.

A cura di Margherita Sarno
Leggi ancheMarghedì- il bello della settimana: Federico Feliziani presenta il suo romanzo

 

 

 

 

 

Leave a Response

Margherita Sarno
Nata in una domenica di maggio, dedita agli studi linguistici trasformatisi poi in islamici, dopo la laurea diventa giornalista. Scrive per chi ama l’informazione pulita, per chi vuole ritrovarsi nelle parole che evocano sentimenti comuni e soprattutto per chi cerca la compagnia tra le righe.