Cronache di un BL

“Distretto di polizia”: storia di un bimbo che ai Pokémon preferiva il X Tuscolano

Tempo di lettura: 4 minuti
Un tuffo nel passato per ripercorrere una passione inesauribile 

Ebbene sì. Sono un fan di “Distretto di Polizia“. Ma è come questa passione nasce e si sviluppa che la rende unica. Per raccontarvi da dove nasce il mio folle amore per questa serie dobbiamo fare un tuffo nel passato. Torniamo a una serata di fine settembre del 2000.

Dopo cena, fuori è già notte e io a soli sette anni conquisto il telecomando libero. Al tempo l’offerta televisiva era formata da sette canali non sempre nitidi. Approfittando del momento di solitudine davanti alla televisione inizio a passare da un canale all’altro. Mi capitava di farlo spesso, mi divertiva navigare nel mondo degli adulti.
Spostandomi fra i canali mi soffermo su una scena che stanno trasmettendo su Rete 4. Un dialogo fra due poliziotti all’interno di un  commissariato romano. I minuti passano e io, sempre più attratto, inizio a seguire il racconto. Ero entrato nel “X Tuscolano”, il commissariato che di lì a pochi anni diventò il più famoso della Tv.

Quel primo approccio con “Distretto di Polizia” finì presto: accompagnato a letto come tutti i bambini di sette anni. Nessuno però poteva intuire come in quei pochi minuti di autonomia davanti alla televisione fosse scoccata la scintilla. Una passione indescrivibile per una fiction da bollino giallo che mi costò molto in termini di energia fisica, in paghetta e mi spinse a sostenere le mie prime battaglie politiche. 

Ci misi un po’ per comprendere come si trattava di un telefilm a puntate. Un bambino di oggi può scippare lo smartphone alla madre e cercare il titolo su Google oppure utilizzare la guida integrata nella smart TV. Vent’anni fa non era così immediato scoprire la messa in onda di un programma televisivo. Cosi tutte le sere, per una settimana, mi sintonizzai su Rete 4 nella speranza di intercettare di nuovo quel film che aveva rapito la mia attenzione. Quando finalmente ritrovai “Distretto di Polizia” capii che dovevo aspettare il martedì sera per seguire le avventure di quei personaggi così reali ai miei occhi di bambino.

Per coltivare questa passione, anomala per un bambino di sette anni, dovetti stipulare un patto famigliare. Le prime serate di Mediaset si concludevano a orari non compatibili con il bioritmo che i pediatri consigliavano di tenere. Quindi, per avere accesso a “Distretto di Polizia” dovetti barattare il martedì sera in cambio del rispetto rigoroso degli orari nel resto della settimana. Il sacrificio veniva ricambiato da quella colonna sonora adrenalinica e da due ore di isolamento completo in compagnia di persone alle quali mi affezionai come fossero di famiglia. Il personaggio di Mauro Belli si meritò il poster in camera; gli altri la mia dedizione nel ritagliare articoli da TV Sorrisi e Canzoni. 

Dopo innumerevoli tentativi di appassionarmi a qualcosa che fosse vagamente infantile, “Distretto di Polizia” divenne la mia vera passione con una benevola rassegnazione da parte dei miei genitori. Non solo: coinvolse anche mio nonno materno che, quando Mediaset decise di allungare la prima serata fino a orari che mi costrinsero a rivedere il patto famigliare, con certosina dedizione mi registrava il secondo episodio di ogni puntata su una videocassetta per poi portarmela il pomeriggio dopo.
Passione al punto da spendere cinquanta euro ad ogni uscita del cofanetto della stagione. La mia paghetta di bimbo veniva sistematicamente reinvestita per assicurarmi di rimanere in compagnia del “X Tuscolano” anche quando non era trasmesso.

Nel frattempo nella seconda elementare del mio paese marciavano Pokémon, Dragon Ball, Superman: tutti personaggi a me sconosciuti e che non avevano nulla a che spartire con il mio mondo fatto di casi da risolvere, polizia, agguati, famiglie allargate, nascite e morti. Mentre tutti sul diario avevano Pikacù, io in camera avevo il poster con la squadra del “X Tuscolano”. E mentre gli altri pensavano a come conquistare una rarissima carta di un supereroe, io pensavo a come Roberto Ardenzi avrebbe scoperto l’assassino della moglie. O se Mauro e Germana, alla fine, si sarebbero sposati. 

Non è che non provassi ad avere interessi più simili a quelli dei miei coetanei ma poi, dopo aver fatto finta di essere interessato ai Pokémon, tornavo a sognare di entrare al X Tuscolano e incontrare Ugo, Ingargiola, Vittoria, Parmesan, Mauro, Luca, Roberto, Valter e magari assistere a uno d quei siparietti esilaranti in una delle loro pause caffè. 

E i sogni a volte si avverano. Alcuni desideri che ci sembrano impossibili da realizzare sono invece incredibilmente raggiungibili. Da quella sera del 2000 passarono sei anni. Sei anni di fedeltà assoluta nei confronti degli amici del X Tuscolano. Sei anni in cui “Distretto di Polizia” toccò vette altissime diventando una fiction celeberrima di Canale 5. Era un successo assoluto. Le stagioni si susseguirono in modo copioso e io dal bimbo che ero iniziai a crescere sviluppando una vera e propria fede per quel prodotto televisivo. 

Una sera di Luglio, all’interno della rassegna di teatro comico organizzata nella mia cittadina approdò con un suo spettacolo Marco Marzocca, Ugo Lombardi di “Distretto di Polizia”. L’occasione era imperdibile: accompagnato da mia madre mi posizionai sotto al palco un’ora e mezza prima dell’inizio dello spettacolo. Ad un certo punto Marco Marzocca uscii dalle quinte per buttare i cartoni delle pizze. Lo provammo a chiamare. Lui si incamminò verso di noi e, con immensa gentilezza, mi dedicò un po’ di tempo donandomi un suo autografo e ascoltando i racconti simbolo del mio assoluto affetto nei confronti di “Distretto”. 

Marco Marzocca quella sera non mi regalò solo un autografo. Promise che avrebbe realizzato il mio grande sogno di entrare al “X Tuscolano”. Così il 14 settembre 2006 feci ingresso per la prima volta a Cinecittà per visitare quel set di cui ormai conoscevo a memoria gli ambienti.
Riportare le sensazioni che provai quel giorno incontrando dal vivo alcuni dei miei beniamini è impossibile. Un misto di imbarazzo e di incredibile familiarità. Per non parlare della sensazione nell’indossare le cuffie per seguire una scena seduto accanto al regista. Per non parlare dell’emozione provata nell’ascoltare la lettura degli ascolti di puntata insieme a chi quel prodotto lo realizzava. 

Ripensando a quegli anni rivivo ancora la stessa frenesia che provavo il giorno dell’inizio di stagione. Rivivo l’impazienza nell’attesa che arrivasse un nuovo settembre per ritrovare quei personaggi e vivere con loro altre storie.  Tutte sensazioni che oggi non siamo più disposti a vivere avendo milioni di serie pronte per essere guardate. Ed è per questo che “Distretto di Polizia” resterà per sempre una passione da custodire gelosamente.  

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.