Luca De Filippo
Cultura

Luca De Filippo: da figlio d’arte a figlio dell’Arte (della Commedia)

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Luca de Filippo avrebbe compiuto oggi 72 anni, se un meschino male non l’avesse portato via improvvisamente e velocemente nel novembre del 2015.

Figlio d’arte

Inevitabile, quando sei figlio d’arte, nascere già con l’etichetta che ti definisce come secondo termine di paragone: “Eh ma Eduardo quest’opera la faceva meglio”. È automatico essere vittima di facili critiche sul percorso professionale: “Sì, ma Eduardo gli ha aperto la strada”. Semplicistico finire nel mirino di quelli che non possono fare a meno di sminuirne l’operato: “Non ha inventato niente, ha ripreso solo il lavoro di Eduardo”.

A scapito di tutto ciò che di male si potesse pensare, Luca De Filippo ha portato avanti una carriera teatrale degna del suo cognome. Laddove, avere un cognome importante- nel suo caso specifico- ha comportato più svantaggi che benefici. Non deve essere stato facile sostenere il peso del paragone, il fardello della critica, lo svilimento delle proprie doti creative ed interpretative. Una vita vissuta all’ombra di un gigante, si potrebbe pensare. Lui stesso riconosceva che tante volte il calore che il pubblico gli manifestava era una proiezione della stima nei confronti del padre Eduardo. Eppure la sua figura così umile, prestata alla stessa vita “di gelo” in cui era nato e cresciuto, gli è valso un posto d’onore nel panorama teatrale partenopeo.

Padre dell’Arte

Quando nel 1981 Eduardo si ritirò dalle scene, Luca fondò la sua compagnia teatrale “La compagnia di teatro di Luca De Filippo” con la quale ha portato in scena, sia da interprete che da regista, l’innovazione della tradizione.

La sua morte ha rappresentato uno spartiacque per il teatro partenopeo, lasciato orfano della sua capacità di introdurre l’innovazione nelle opere della famiglia pur confermando la grandiosità, l’attualità e la contemporaneità di cui già godevano quando furono scritte. Tra gli elementi più innovativi, vi è stata sicuramente una particolare attenzione ai nuovi talenti della scena teatrale contemporanea.

La sua eredità non è persa: oggi la Compagnia è portata avanti dalla vedova di Luca, Carolina Rosi, che continua la rappresentazione di opere sia eduardiane che di drammaturgia contemporanea.

“Nun me piace o’ presepio”

La figura di Luca, in quanto uomo, si è fusa spesso con quella di Luca attore. Così come il rapporto con il Maestro-padre hanno trovato spesso sfogo nella rappresentazione teatrale. Uno su tutti prende forma nell’ultimo atto di Natale in Casa Cupiello. Dopo che per tutta l’opera viene messo in scena un conflittuale rapporto padre-figlio, proiezione dello stacco generazionale (tema per altro molto caro ad Eduardo) tra giovani ed anziani, finalmente Luca- nei panni di Tommasino- si convince a rivelare al padre Luca Cupiello/Eduardo che in fondo il presepe a lui piace. Una resa che è il simbolo della capitolazione di tutti i figli che si arrendono all’esperienza dei padri.

Nel ricordo di Luca figlio, allievo, uomo, interprete e maestro, vi riproponiamo una delle scene più note della sua carriera teatrale, proprio in Natale in Casa Cupiello.

Margherita Sarno
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Margherita Sarno
Nata in una domenica di maggio, dedita agli studi linguistici trasformatisi poi in islamici, dopo la laurea diventa giornalista. Scrive per chi ama l’informazione pulita, per chi vuole ritrovarsi nelle parole che evocano sentimenti comuni e soprattutto per chi cerca la compagnia tra le righe.