Hackeraggio
Editoriali

Hackeraggio casalingo: programmi troppo facili da trovare e da usare

Tempo di lettura: 3 minuti

Esiste un’ampia varietà di programmi illegali che permettono di accedere ai dispositivi altrui pur avendo minime competenze informatiche: agli utenti è concesso di fare, con pochi strumenti, del vero e proprio hackeraggio casalingo.

Il caso spagnolo

Era il giugno del 2015, quando un professore dell’Università di Granada, accedendo dal computer che la sua dottoranda usava nella facoltà di Biotecnologia, cercò un semplice programma informatico, ne scaricò la versione a pagamento e lo istallò. Si trattava di un programma in grado di memorizzare la digitazione sulla tastiera effettuata dall’utente, facendone poi uno screenshot e inviandolo a chi lo utilizza.

Un metodo tanto facile da usare quanto pericoloso per la vittima, derubata dal professore della sua password di Facebook. Il docente era entrato, infatti, nell’account della ragazza cercando se stesso tra i profili del Social. Quando la studentessa aveva effettuato l’accesso dal proprio profilo aveva notato quella ricerca che lei non aveva fatto, così, insospettita aveva visionato la cronologia di navigazione ed aveva individuato tutti i passaggi operati dal prof per entrare in possesso dei suoi dati. Il tutto con conseguenze psicologiche di enorme portata per la vittima.

La condanna a dicembre 2019

Non se l’è cavata meglio il docente: a quattro anni da quell’episodio, il professore, per il quale l’accusa aveva chiesto due anni e dieci mesi di carcere, è stato condannato, in questi giorni, non solo a scontare la pena carceraria ma anche al pagamento di una sanzione di 3.000€ e gli sarà interdetto il ruolo di relatore per i prossimi due anni. Secondo l’accusa, l’intento del professore era quello di iniziare una relazione con la studentessa e il suo scopo poteva essere raggiunto, in maniera coercitiva ed illegittima attraverso l’uso di quel programma.

Piano diabolico, hacker ingenuo

Un piano che poteva essere degno della serie Netflix “You”, se non fosse stato per le dubbie capacità informatiche del docente che, non solo non ha cancellato le tracce del suo gesto, ma ha pure pagato con il suo Paypal per ottenere la versione completa del programma.  La sua ingenuità, che ha comunque fatto danni, dimostra che una persona più attenta e con un minimo di competenze in più può arrivare ad utilizzare questi strumenti di facile reperimento ed iniziare un vero e proprio spionaggio casalingo.

Se è illegale perché si vende?

Il programma utilizzato costa circa 40 euro, oltre ad esserne reperibile una versione gratuita. È possibile scaricarlo perché, nei limiti della sua applicazione, può essere considerato legale. Ovviamente non lo era in questo caso specifico: il prof aveva, difatti, inizialmente dichiarato di volerne usufruire per controllare l’uso della stampante pubblica, per poi ammettere, in fase di processo, la verità dell’interesse personale.

Truffe e furti alla portata di tutti

Il caso dell’Università di Granada è uno delle centinaia che si individuano ogni anno: dal 2011 al 2018, gli accessi illegittimi nei profili personali degli utenti sono raddoppiati. Non si tratta di casi eclatanti come i più noti cybercrimini– che coinvolgono le multinazionali o i personaggi politici e dello spettacolo più in vista- ma sono comunque delle intromissioni nella privacy dell’utente comune e tutti possiamo esserne vittime.

Keylogger e RAT

Per quanto si tratti di programmi di facile reperimento, utilizzano comunque dei sistemi alla base dell’hackeraggio.  Sono i cosiddetti Keylogger, servizi RAT (Remote Access Trojan), che permettono a chiunque con un’inclinazione al furto o alla truffa, di poterne usufruire per la modica cifra di 22 euro: controllano pc e dispositivi a distanza, attraverso link e app malevole, controllando microcamere e facendo screenshot all’insaputa dell’utente.  Anche qui, nei limiti, la sua applicazione è considerata legale perché serve per fornire assistenza ai dispositivi da remoto.

Margherita Sarno

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Margherita Sarno
Nata in una domenica di maggio, dedita agli studi linguistici trasformatisi poi in islamici, dopo la laurea diventa giornalista. Scrive per chi ama l’informazione pulita, per chi vuole ritrovarsi nelle parole che evocano sentimenti comuni e soprattutto per chi cerca la compagnia tra le righe.