Editoriali

Aspettando gli anni ‘20: vi presento la generazione Borderlain

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Aspettando gli anni 20. Forse ruggenti quasi quanto quelli Fitzgeraldiani per il loro essere intrisi di cronaca, fatti e misfatti. Ancora una manciata di giorni poi si concluderà il primo 20 ennio del nuovo (ormai vecchio) millennio. E ciò pone inevitabilmente il bisogno di fare i conti con il tempo passato. 20 anni, appunto, da analizzare con cura per poter comprendere (e forse predire) la direzione che tecnologia, società, politica ed economia stanno intraprendendo. Ma soprattutto capire come ha vissuto e resistito finora la generazione Borderlain all’effetto domino di cambiamenti.

Perché parlare di generazione sul bordo?

In un mondo in cui non esistono più le classi sociali ed è stata data la possibilità alle persone di elevarsi e migliorarsi (come le Gilmore Girls), rimanere sul bordo significa rimanere vittima del vento che ti spingerà o sulla terraferma o nell’oceano. Significa incertezza, insicurezza, erosione dell’animo umano per l’impossibilità di conoscere la propria condizione futura.

Significa non essere completamente padroni delle proprie scelte e del proprio percorso, piuttosto rimanere alla mercé di circostanze, concorrenza spietata o ambienti. Frasi come “ce lo chiede l’Europa” oppure “capacità di lavorare in team giovane e dinamico” sono solo la punta dell’iceberg del cambiamento che dal 2000 a oggi ha portato un’intera generazione a vivere da borderlain e che ora sta aspettando gli anni ’20 sperando in una ribalta.

Tecnologia, economia, società e politica: l’intreccio della torre infinita

Mai come in questi 20 anni tecnologia, economia, società e politica sono state intrecciate fino a diventare quasi una cosa sola. Difficile riassumere tutto un 20ennio in questa sede, tuttavia è possibile comporre un filone per capire come ognuno dei suddetti ambiti abbia generato il cambiamento. Ma da dove partire?

Idealmente dal 2004, anno di nascita di Facebook, per renderci conto di quanto l’evoluzione tecnologica abbia portato alla distopia di alcuni concetti quotidiani. Amicizia e condivisione, ma anche mutuo sub-prime. Ciò non perché il vecchio Mark abbia avuto qualcosa a che fare direttamente con la crisi economica dei mutui americani del 2007. Ma il paragone lascia intendere che non sempre l’evoluzione di un modus operandi è sinonimo di progresso positivo. Infatti, se il mondo del lavoro ha reagito alla crisi col coltello licenziando e deregolando se stesso, la società ha risposto sanguinando chiudendo le serrande ed eliminando le cosiddette milestone di ogni famiglia che si possa definire “normale”. Terminare gli studi, trovare un lavoro, sposarsi, comprare casa, mettere su famiglia e nei casi migliori mettere da parte anche qualche soldo. Inevitabilmente la politica è stata chiamata a frenare l’emorragia: in particolare, nel 2013 l’Italia ha scelto l’ultima speranza, ovvero chi peggio di quelli passati non poteva fare. Tuttavia, aspettando gli anni ’20, la situazione non ha accennato a migliorare e dal trasformismo alla Lalaland nel 2016 si è passati al peggior pragmatismo e manipolazione del potere alla Casa di Carta nel 2019.

Divario sempre più breve tra le generazioni

Dal Duemila a oggi, tutto ciò che è accaduto ha contribuito ad abbreviare il divario tra le generazioni. Infatti, se agli inizi del ‘900 il cambiamento avveniva nel giro di due generazioni e nella seconda metà del secolo in una sola, oggi non bisogna per forza aspettare i figli. Bastano i fratelli nati nel 2003 dopo il primo episodio di The O.C. Ciò non solo annulla lo scontro generazionale (non ha più senso dire “ai miei tempi”), ma comporta anche uno scompenso nel continuare il proprio percorso tra social network, influencer e start up che nascono come funghi. Non esiste più un cammino prestabilito sorretto dal tempo indeterminato: bisogna imparare a cavarsela da soli, a lavorare d’ingegno nel mondo della concorrenza spietata, creare qualcosa di nuovo che attiri l’attenzione e faccia fermare il ditino che scorre veloce sulla bacheca.

Aspettando gli anni ’20: come saranno?

Ecco come ha vissuto finora la generazione Borderlain. Tra fulmini e saette di Harry Potter, contratti a chiamata finita la Melevisione, dei veri Walking Dead presi dall’angoscia del futuro perché ancora in casa con i genitori. Il tempo passa così veloce che rimane difficile prevederlo. Ma poiché stiamo aspettando gli anni ’20 con speranza e ogni epoca non è per sempre, dobbiamo rimboccarci le maniche e avere fiducia nel futuro. Che per fortuna non è scandito da Tik Tok.

 

E auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo (sempre sul bordo) da tutta la Redazione!

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Carlotta Cuppini
Fondatrice di Borderlain, le piace organizzare persone e progetti con sorridente serietà. Based un po' in MIlan un po' Bologna, beve caffè amaro al mattino e vino rosso la sera. Colleziona edizioni di 'JF è uscito dal gruppo' che tiene sul comodino insieme a manuali di project management.