The Gentlemen
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The Gentlemen: recensione del nuovo film di Guy Ritchie

Tempo di lettura: 2 minuti

Dal 1° dicembre è disponibile su Prime VideoThe Gentlemen, scritto e diretto da Guy Ritchie, con protagonisti Mathew McConaughey, Hugh Grant, Charlie Hunnam, Henry Golding, Colin Farrell e Michelle Dockery.

Fletcher (Hugh Grant) è un giornalista investigativo incaricato dal direttore di un tabloid britannico di indagare su Mickey Pearson (Matthew McConaughey) americano trapiantato a Londra, boss di un vero e proprio impero della droga. Fletcher però offre a Raymond (Charlie Hunnam), braccio destro di Pearson, le informazioni che ha raccolto al prezzo di venti milioni di sterline, impedendone la pubblicazione.

Guy Ritchie è tornato

Guy Ritchie è tornato e, fortunatamente, è più in forma che mai. Il suo stile inconfondibile a cui ci aveva abituato fin dai tempi di Snatch – Lo strappo lo si percepisce sin dal primo minuto di “The Gentlemen”. Inconfondibile è la scrittura di Guy Ritchie: dialoghi veloci, incalzanti, che dettano il ritmo e lo scorrere del tempo. Lo stile sopra le righe, si potrebbe dire quasi tarantiniano, è al servizio dei personaggi, quelli che Guy Ritchie ama raccontare: criminali spietati, con le parole e con i fatti. Le battute sono taglienti e volgari, ma mai fuori luogo. Il loro ritmo è assecondato e accompagnato dal montaggio operato da James Herbert, che con Ritchie collabora dai tempi di “Sherlock Holmes”. L’effetto finale è un flusso di eventi, lontano dall’ordine cronologico, senza essere però confuso. Il montaggio costruisce la tensione, distende e ricomincia. La sensazione è quella di essere sulle montagne russe: niente nausea ma tanta, tanta adrenalina.

La sceneggiatura dentro la sceneggiatura

Hugh Grant, particolarmente in forma, è Fletcher, un giornalista investigativo senza morale, attratto esclusivamente dal denaro. Il suo obiettivo non è smascherare le ingiustizie, ma venderle al migliore offerente. È eccentrico, irriverente e molto loquace. Gli piace la sua voce e si ascolterebbe all’infinito. Il suo ruolo è quello del narratore, anzi dello sceneggiatore diegetico. Dopo aver raccolto tutte le informazioni riguardanti Pearson è pronto a venderle a chi offre di più, presentandole sotto forma di sceneggiatura. Ed è proprio l’espediente narrativo metacinematografico che permette a Guy Ritchie di presentarci la storia senza seguire l’ordine cronologico. L’impatto potrebbe essere un po’ destabilizzante inizialmente, specialmente se non si è visto nulla del regista. È il suo modo per mantenere viva l’attenzione dello spettatore, in modo da impedire un visione semplice e passiva.

La facce della criminalità

In “The Gentlemen” la criminalità è affrontata per classi. Matthew McConaughey è  un credibilissimo Pearson, spacciatore americano che ha costruito il suo impero attraverso l’aristocrazia inglese, divenendone membro, frequentandone i salotti scintillanti. A lui si contrappongono Occhio Asciutto (Henry Golding), esponente della mafia cinese che gestisce tutti i suoi traffici nel retro di un ristorante asiatico, e Coach (Colin Farrell), istruttore di pugilato, lontano anni luce dal mondo sfarzoso di Pearson ma dalla morale nobile. Nessuno è senza peccato, non ci sono buoni e cattivi: ognuno è disposto a tutto per ottenere ciò che vuole, che sia denaro, potere o tranquillità.

De gustibus

Lo stile di Guy Ritchie piace o non piace, c’è poco da fare. Segue i suoi gusti e ci mostra ciò che lui vorrebbe vedere sullo schermo. Una cosa però bisogna dirla: “The Gentlemen” è probabilmente il lavoro più riuscito del regista. Intrattiene, diverte e non annoia. Bentornato Guy Ritchie!

CONSIGLIATO: Sì

VOTO: 8,5/10

Sara Tocchetti
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