Oskar Fishinger
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Oskar Fischinger agli Studios: quando l’avanguardia incontrò la cultura di massa

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Siamo nella Germania degli anni ’30. Mentre il cinema d’animazione negli States iniziava il suo periodo di gloria grazie a simpatici animaletti antropomorfi, al di qua dell’Oceano, Oskar Fischinger si affermava come uno dei maggiori esponenti nel panorama del cinema d’avanguardia europeo.

La strada da lui imboccata era diametralmente opposta rispetto a quella tracciata dagli Studios americani. Ogni vaga rappresentazione di sembianze umane venne prontamente messa da parte per dare vita ad alcuni dei più felici tentativi di cinema astratto. Un cinema fatto di colori, forme geometriche, luci ed ombre, che ha dato vita ad ipnotiche e surreali sinfonie visive.

Arte degenerata

Le avanguardie artistiche però non sono mai state viste di buon occhio dai regimi totalitari. Così come in Russia non potevano esistere espressioni artistiche al di fuori di quella del realismo socialista, in Germania, con l’avvento del nazismo, ogni tentativo di sperimentazione artistica venne messo a dura prova da politiche di repressione contro quella che il Führer considerava “arte degenerata”.

Questa condizione indusse Oskar Fischinger a mettere momentaneamente un freno alla sua produzione artistica, che aveva trovato ampio sfogo non solo su pellicola, ma anche su tela. Decise così di concentrarsi sulla realizzazione di alcune campagne pubblicitarie. La più celebre è sicuramente quella delle sigarette Muratti, realizzata in stop motion e da cui emergono le incredibili potenzialità rappresentative dell’artista.

Oskar Fischinger, Muratti greift ein TRAILER from CVM on Vimeo.

Il filmato riscontrò un notevole successo, non solo in Germania. Come dare un freno alla voglia di sperimentazione artistica allora? Semplice, fregandosene del Fürher. Così nonostante le politiche di repressione dell’espressioni artistiche d’avanguardia da parte del regime nazista, Fischinger realizzò Komposition in Blau nel 1935. Fu l’ennesimo suo grande successo. Il film arrivò addirittura negli States grazie alla lungimiranza di un agente della MGM, che lo proiettò assieme alla pubblicità delle Muratti in un piccolo cinema di Hollywood.

Composition in Blue (excerpt) by Oskar Fischinger from CVM on Vimeo.

L’arrivo ad Hollywood

Pochi giorni dopo la proiezione, Fischinger ricevette una telefonata da un agente della Paramount Pictures, interessato a capire se l’artista tedesco fosse intenzionato a trasferirsi ad Hollywood per aprire un nuovo capitolo della sua carriera artistica. Come rifiutare un’offerta del genere? Fischinger decise quindi di lasciare Berlino, ormai prossima alla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, per approdare a Hollywood in qualità di artista intellettualoide europeo.

Il primo lavoro gli venne commissionato dalla Paramount, per l’appunto. La nota major, già ai tempi produttrice di successi mondiali d’animazione quali Betty Boop e Popeye the Sailor, lo ingaggiò per creare una sequenza animata in Technicolor del film The Big Broadcast di Mitchell Leisen. Tuttavia, dopo che Fischinger richiese di disporre di uno stock di pellicola a colori, la Paramount optò per cambiare la produzione solo in bianco e nero. Questo evento comportò le dimissioni di Fischinger, addescato successivamente dalla MGM per la realizzazione di An Optical Poem del 1938.

To most of us, music suggests definite mental images of form and color. The picture you are about to see is a novel scientific experiment. Its object is to convey these mental images in visual form.

 

An Optical Poem costituisce indubbiamente uno dei momenti più alti della carriera artistica di Fischinger. Il cortometraggio racchiude in sé l’intera poetica dell’artista, dando vita ad un montaggio sperimentale in cui non è la musica a fare da colonna sonora alle immagini, quanto piuttosto le immagini a fare da  “colonna visiva” alla Rapsodia Ungherese n.2 di Franz Listz.

Approcci sperimentali in casa Disney

An Optical Poem fece definitivamente notare lo stile all’avanguardia di Fischinger a Walt Disney, allora all’apice del successo grazie a Micky Mouse e compagnia bella.

Negli anni ’30 la Walt Disney Production era nel culmine della produzione di filmati d’animazione. Solamente dal 1928 al 1942, zio Walt sfornò ben più di 100 cortometraggi animati. Questo ci fa capire quali fossero i ritmi di produzione industriale della Disney, già a quel tempo.

Ma le logiche di mercato, non impedirono alla celebre “fabbrica di sogni” di concentrarsi sulla realizzazione di alcune opere più sperimentali. Sarà stato forse il vento dell’avanguardia europea ad avere innescato la voglia di elaborare un linguaggio visivo estremamente attento all’esaltazione della colonna sonora?

Chi può dirlo. Sta di fatto che dal 1929 al 1939 la Walt Disney Production si cimentò nella produzione delle Silly Symphonies, una serie di cortometraggi animati a tema musicale. A guardarle bene qualche barlume di sperimentalismo figurativo lo si potrebbe anche percepire, ma nulla a che vedere con l’astrattismo dinamico di Fischinger.

Fantasia

Nel 1940 Walt Disney decise di dare vita a Fantasia, film d’animazione a episodi volto a creare inedite rappresentazioni visive di brani di musica classica diretti da Leopold Stokowski. La produzione decise di fare affidamento a Fischinger per l’episodio dedicato alla Toccata e Fuga in Re Minore di Bach.

Walt Disney però non apprezzò le bozze presentate da Fischinger poiché troppo distanti dall’immaginario visivo comune. Anche i produttori del film non gradirono per nulla il suo approccio decisamente astratto. Il timore più grande, risiedeva nel dubbio che il pubblico non avrebbe potuto comprendere una sequenza così sperimentale e così distante dallo standard visivo disneyano. Fischinger si dimise così dall’incarico lasciando il suo lavoro incompiuto nelle mani degli illustratori della Disney.

I tratti che originariamente avevano la funzione di squarciare il cielo come saette vennero così trasformati in archetti di violino. Le linee sinuose e rotondeggianti vennero invece semplificate in promontori collinari. Inutile dire che questa fu l’ultima volta in cui Oskar Fischinger decise di mettersi al servizio di una grande casa di produzione.

Nonostante la sequenza inizialmente elaborata dall’artista tedesco sia tutt’ora quella più astratta del film, la necessità di renderla per forza più realistica lo fece andare su tutte le furie, arrivando a definire Fantasia come il prodotto meno artistico della Disney.

The film is not really my work […] Rather, it is the most inartistic product of a factory. One thing I definitely found out: that no true work of art can be made with that procedure used in the Disney studio.”

Prendi l’arte e mettila da parte

C’è da chiedersi perché il lavoro svolto da Oskar Fischinger alla Disney non raggiunse i risultati sperati, ma in fondo conosciamo già la risposta.

La breve esperienza dell’artista nel mondo di Hollywood ci fa intendere che il tentativo di mediazione artistica di alcune opere sperimentali, al fine di renderne possibile una fruizione di massa, è pressoché impossibile. Questo perché i prodotti audiovisivi destinati alla grande distribuzione e quelli volti alla sperimentazione artistica nascono con due intenti differenti.

I primi sono destinati a vendere, in poche parole, rientrando a far parte di un’idea di cinema narrativo e rappresentativo. I secondi invece, mirano a far vivere agli spettatori un’esperienza estetica, immersiva e lontana da qualsivoglia legge discorsiva del cinema classico. Due prassi produttive agli antipodi insomma, che offrono due esperienze completamente opposte al pubblico.

I tentativi di cinema sperimentale della prima metà del ‘900, che apriranno poi le porte al cinema underground degli anni ’60, vollero offrire un’alternativa rispetto alla narrativa cinematografica industriale. Si tratta di approcci anticonformisti, che studiano il linguaggio cinematografico e lo arricchiscono di nuovi processi tecnici e di ricerca di nuove forme espressive. Il tutto, rincorrendo un’idea di cinema come forma d’arte e non come ennesimo linguaggio figurativo volto al consumo di massa.

È proprio nell’esperienza di alcuni esponenti delle avanguardie europee che risiede l’idea di un cinema in cui la tecnica artigianale si fonde con la volontà di dare vita a nuove forme di spettacolarità. In sintesi, niente a che vedere con la logica industriale di creazione di prodotti audiovisivi standardizzati.

 

Isabella Calderoni

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Isabella Calderoni
Bolognesità doc, garbo e pazienza caratterizzano Isabella since 1994. Ex-studiosa di cinema e di nuovi media, sogna di realizzare documentari con filmati d'archivio in maniera indipendente.