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Politica

Riforme istituzionali: Meloni rischia di fare la fine di Matteo Renzi

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Al via questa settimana il percorso per le riforme istituzionali: un tema scivoloso quanto una buccia di banana intrisa d’olio. Eppure Meloni sembra convinta ad andare avanti. Ma come?

Riforme istituzionali: quel sindaco d’Italia già bocciato dagli elettori

Giorgia Meloni ha avviato il percorso per le riforme istituzionali, un iter che immagina sia il più condiviso possibile salvo aggiungere che, se troverà ostilità, andrà avanti lo stesso. Un concetto che leggevamo sui giornali già nel 2015 quando Renzi iniziò a parlare di riforma della Costituzione.

L’attenta Meloni dovrebbe ricordare come finì il 4 dicembre 2016 la riforma imposta da Matteo Renzi: dritta sparata contro un muro di cemento armato. E il naufragio di quella riforma è riconducibile all’atteggiamento di chi la propose, ovvero Matteo Renzi, che andò dritto come un treno ignorando le critiche per poi fallire miseramente. Un fatto che Giorgia Meloni dovrebbe tenere in considerazione se non desidera essere ricordata come quella che c’ha provato. 

A giudicare da come è iniziata però queste riforme istituzionali non promettono benissimo. È spuntato di nuovo fuori il premierato forte, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, il famoso sindaco d’Italia. Tutto già visto e già bocciato dai cittadini che dissero chiaramente come la pensavano sulla proposta di Matteo Renzi.

Il desiderio di risolvere l’instabilità dei governi è certamente legittimo ma ci sono molte soluzioni intermedie meno impattanti come l’elezione diretta del presidente del consiglio. Ad esempio si potrebbe introdurre la sfiducia costruttiva che renderebbe più complicate le crisi di governo parlamentari, si potrebbe inoltre disegnare un nuovo sistema elettorale che produca una maggioranza definita e maggiore solidità fra eletto ed elettore.

Ci sono dunque tante soluzioni in grado di darci delle riforme istituzionali corrette senza stravolgere quello che è il sistema parlamentare italiano, Anche perchè, più le riforme sono grandi e più c’è il rischio che non siano comprese dagli elettori.

Giorgia Meloni non può dire che ha ricevuto un mandato sulle riforme. Perché?

Il rapporto fra eletto ed elettore è una cosa molto seria su cui sarebbe bene non speculare. Dire, come sta facendo Meloni, che ha ricevuto il mandato dagli elettori per fare le riforme istituzionali è falso.

Perché fosse vero Meloni ne avrebbe dovuto parlare ampiamente durante la campagna elettorale, dettagliatamente e prendere i voti. Cosa che invece non è avvenuta: non ne ha parlato se non per slogan e ha preso i voti su un programma elettorale di coalizione nel quale appaiono visioni diversi in merito a questa riforma. 

La Lega ad esempio vorrebbe il presidenzialismo e l’autonomia regionale, due cose su cui Meloni sta fortemente glissando. Non si è fatta mai menzione del premierato forte, non si è mai incentrato un dibattito su questo.
Ecco che allora Meloni deve prestare molta attenzione alla marcia con cui intraprenderà questo percorso: si dovrà ricordare che non può imporre le riforme né agli alleati né ai cittadini; si dovrà ricordare che le regole del gioco si scrivono tutti insieme; si dovrà ricordare poi di tutti quelli che si sono creduti costituzionalisti per poi essere sonoramente bocciati dai cittadini.

L’ascolto è la prima cosa da mettere in atto quando si parla di Costituzione. Senza ascolto il muro di cemento armato sarà lì ad aspettarla. 

Federico Feliziani
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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.