il fascino occulto di Praga
Bon Voyage

Meraviglia e disincanto boemo: il fascino occulto di Praga

Tempo di lettura: 5 minuti
Tra la struggente bellezza gotico-medievale del centro storico e le storie tutte da scoprire dei quartieri più “alternativi”: tante identità che si fondono in un’unica essenza, quasi surreale nella sua armonia

“Praga è piena di sogni perduti in altri sogni. A Praga è tutto particolare, oppure, se volete, nulla è particolare. Può accadere qualsiasi cosa”.

Queste sono le parole di José Luis Borges in seguito ad uno dei suoi numerosi viaggi nella capitale boema: nel maestoso complesso bibliotecario del Clementinum, costruito nel 1232, lo scrittore argentino diceva di vedere il “paradiso”.
Parole che sembrano scavare nell’anima più profonda di un luogo in cui da secoli si mescolano il metaforico e il reale, attraversato continuamente da flussi, incroci, occupazioni e sciami di viavai storici che hanno prodotto ciò che Claudio Magris, nell’introduzione al Trittico praghese di Urzidil, definisce la “città per eccellenza dello spaesamento, dello sradicamento, della perdita”.

Raccontare Praga, in effetti, è un’operazione contenente già un certo coefficiente di difficoltà intrinseco. Il rischio realistico è quello di narrare l’inenarrabile, di tentare goffamente di decifrare un’essenza estremamente complessa, tanto densa quanto sfuggente. Ci si può provare, ma in qualche modo sarà sempre un’approssimazione al cospetto dell’“anima d’oro e nera” difficilmente afferrabile della città che fu, tra gli altri, di Franz Kafka.

Il prisma delle contraddizioni brilla fulgido già dal meraviglioso e composito centro storico, la cosiddetta “Praga 1” nelle suddivisioni catastali. Quella zona, per intenderci, che le guide turistiche immancabilmente selezionano in maniera quasi esclusiva (e un po’ superficiale) per parlare della città. Praga 1 è un turbine di contrari che si spiegano da soli, a partire dall’austerità e lo splendore degli edifici di Staroměstské náměstí, passando per la pulsante e allo stesso tempo tetra via Celetná e per il Ponte Carlo, che adombra le vie che aprono la pista alla Moldava (il fiume di Praga), arrivando poi all’Orologio Astronomico e all’imponente Castello, tra il silenzio ossequioso di Josefov e la svettante chiesa di Santa Maria di Týn. È così che la mente non può fare a meno di correre alla Praga delle leggende, quella dei Racconti di Mala Strana di Jan Neruda, dei folletti della Moldava, degli alchimisti i cui pentoloni ancora ribollono negli immaginari notturni tra il Vicolo d’Oro e Karlovo náměstí.

L’occulto dà la mano al visibile, e non si avverte mai la sensazione di dove inizi l’uno e finisca l’altro. Persino la capillare metropolitana, che unisce la Praga “centrale” a quella suburbana, restituisce nella sua globale perfezione un senso di esistenza nell’infinito, di un “perdersi” malinconico e allo stesso tempo fantastico nell’immensità del movimento.

È però altrove, nella Praga meno brulicante di turisti ma impregnata di storie, di eccentricità, di particolarità, che pulsa più forte quel senso di città sospesa tra mille venti, tra infiniti volti e passaggi identitari.

 

Novo Mesto

Alle spalle e ai lati della fortezza di Vyšehrad, oltre il monastero di Strahov, tra la Torre della televisione e quella di Petrin si dispiegano, quartiere dopo quartiere, i defilati frammenti di un immenso caleidoscopio. Partendo idealmente proprio dalla torre di Petrin, basta poco per raggiungere l’altro lato del fiume e ritrovarsi nel melting pot di Praga 2, Novo Mesto, la città nuova, “capeggiata” da Piazza Venceslao. Rivolgendosi verso l’interno dell’area, si ritrova quasi timidamente nascosta la Cattedrale dei Santi Cirillo e Metodio, dove nel 1942 ebbe luogo una delle più efferate battaglie della storia d’Europa: quella tra i patrioti cechi rifiugiatisi all’interno della chiesa dopo aver assassinato il gerarca Heydrich e le truppe naziste desiderose di rappresaglia. Al termine di un’estenuante battaglia, di cui la cripta (che ospita un museo dedicato alla memoria storica dell’evento) porta ancora i segni – vedasi pallottole nei muri– i patrioti scelsero di suicidarsi, piuttosto che concedere agli occupanti la soddisfazione della cattura.

Zizkov

il fascino occulto di Praga
Sladkowsky Cafe

Dalla Praga eroica a quella briosa, giovane, quasi sprezzante nella sua ribellione di Zizkov, continuazione geografica nonché versione “rauca” del quartiere più “in” di Praga, Vinohrady. Zizkov è un quartiere di origine operaia di cui il locale Zizkovsiska, a metà tra il pub e la galleria d’arte, riassume alla perfezione l’anima hipster e anti-glamour. Quasi nascosto all’esterno (dove fa capolino soltanto una porta bianca), all’interno si svela come imprescindibile luogo di aggregazione per la gioventù alternativa praghese o straniera, tra live set di concerti e proiezioni di film di nicchia affiancate a banchi di birra e tavoli da ping-pong. Attraversate le infinite strade (come la Vlkova) costellate da pub e bar ognuno con la sua peculiarità inimitabile, è quasi un passo giungere da Zizkov a Vrsovice, altro quartiere hipster per eccellenza dove la street art, i vialetti bui e fascinosi e gli edifici in stile Art Nouveau forniscono un biglietto da visita esauriente. Qui si concentra molto della cultura alternativa praghese, incentivata da luoghi come il Café Sladkowsky, locale dall’arredamento insolito, quasi futurista che è diventato il simbolo della vitalità del quartiere.

Letna e Holešovice

il fascino occulto di Praga
Cross Club.

Passiamo ora ai quartieri Letna e Holešovice, che costituiscono un asse geografico che le accomuna nello stesso distretto, Praga 7, e a separarli è il distinto DNA che i rispettivi abitanti si attribuiscono. Tuttavia le continue immigrazioni, come un mastice, hanno riunito le due zone in maniera elastica, rendendole quasi una il rovescio della medaglia dell’altra.

Costruita intorno all’ex mattatoio, Holešovice, con i suoi teatri storici, i mercatini etnici e i palazzi d’epoca, non è più soltanto la sorella punk della più trendy Letna. Holešovice prima dell’inizio del 2000 il quartiere con gli appartamenti più economici di Praga nonché quello con la nomea peggiore quanto a sicurezza, è oggi un luogo di ingegno e iniziative: tra queste spicca il centro multiculturale Cross Club, un locale progettato in stile steampunk con decorazioni in metallo riciclato, ruote, legno e ceramica. Un luogo spiazzante al primo impatto, ma che conquista come un diesel: la vita notturna praghese alternativa si consuma soprattutto qui.

Brevnov

Dieci minuti di tram e il quadro “seducente” di Letna sfuma progressivamente. La sensazione è che metro dopo metro, nel tragitto che porta a Praga 6 e precisamente nel quartiere di Brevnov, il tempo scorra all’indietro parallelamente alle rotaie. Fortemente consigliata un’esperienza alla Samo jídelna a pivnice a Na Petrinach, lo storico pub/birreria della zona: andare lì è come ricevere dalla macchina del tempo un’istantanea della Boemia primigenia, verace, che l’occupazione sovietica aveva in parte represso e in parte esaltato. Il luogo, estremamente old style nella gestione, è frequentato quasi esclusivamente da locali, dei quali molti fedelissimi che animano l’interno del pub già dal primo mattino, momento della giornata considerato già perfettamente consono per un paio di pinte da molti cechi. Nelle ore serali, specie d’inverno quando il freddo è un potente argomento per le escursioni alcoliche, è piuttosto facile trovare chi, nel locale, ha ampiamente superato la soglia della perdita di lucidità.

Proseguendo su Na Petrinach, costeggiando i dormitori studenteschi che hanno conservato i grigi blocchi di stampo sovietico, passa quasi inosservata dall’esterno la porticina che apre le porte ad una vasta area naturale, il cui bellissimo parco alle sue spalle nasconde un pezzo della più profonda storia praghese: il Monastero di Brevnov, in puro stile barocco e con il suo orgogliosissimo e stoico birrificio, la cui esistenza risale al 1200 ma recentemente rinnovato nel 2012 per rinnovare la tradizione birraria monacale. In un luogo così, sospeso tra la spiritualità e l’edonismo, tra la silente autorità della natura e l’opera magnifica dell’uomo, si condensa gran parte dello spirito inafferrabile della città magica e, secondo Kafka, talvolta anche maledetta.

Il consiglio a chi volesse tentare di “sentire” al proprio interno un po’ di quell’essenza è dunque, paradossalmente, un non-consiglio: a Praga ogni angolo è un milite ignoto, cui la storia e gli eventi hanno accuratamente affidato il compito di ricordare (e ricordarci) che l’incanto spesso non è subito evidente, né di facile definizione, così come l’insolito. Entrambi, però, possono trovarsi in ogni cosa, se si è pronti a sentirli.

Mattia Passariello
Leggi anche – Dieci nomi di posti che avete pronunciato male per la vostra intera vita
Ti sei perso il “Cronache Di Un Borderlain” di questo mese? CLICCA QUI

2 Comments

Leave a Response