Furti al museo
Cultura

Furti al museo: la realtà ispira la serie Netflix “This is a robbery”

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In una recente miniserie televisiva – This is a Robbery, Un colpo fatto ad arte: la grande rapina al museo – Netflix decide di riportare all’attenzione collettiva un caso che scosse l’opinione pubblica mondiale. Il 18 marzo 1990, infatti, l’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston venne derubato di alcuni dei pezzi più pregiati della propria collezione. Tredici opere, per la precisione, con un valore stimato di 500 milioni di dollari. Una cifra record nella non felice classifica dei furti al museo o altre similari istituzioni culturali.

L’iniziativa della grande piattaforma streaming è sicuramente da apprezzare. Mantenere alta l’attenzione mediatica permette, infatti, di non assuefarsi al danno incalcolabile di questa perdita. Inoltre, le indagini sono ancora in alto mare. Dunque si spera che questo progetto rinvigorisca il lavoro delle autorità preposte al ritrovamento. Ma l’occasione si presta bene anche per ricordare solo uno dei tanti furti che ancora danneggiano il patrimonio artistico italiano.

Il caso dell’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston

Come si è già accennato, il 18 marzo 1990 due ladri travestiti da poliziotti riuscirono ad ingannare la sorveglianza e ad entrare all’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston. il clima di festa e di confusione del weekend di San Patrizio giocò sicuramente a loro favore. Per ben 81 minuti i rapinatori fecero i loro comodi all’interno di uno dei templi della cultura mondiale. Tra la refurtiva due quadri, in particolare, scioccarono la comunità internazionale: La tempesta sul mare di Galilea di Rembrandt e il Concerto a tre di Vermeer. Il primo rappresenta l’unico paesaggio marino del pittore olandese, mentre il secondo è uno dei pochissimi dipinti – solo 36 in tutto il modo – del celebre artista di Delft. Purtroppo dopo trent’anni, e nonostante una taglia di 10 milioni di dollari, nessuna delle opere è ancora stata restituita.

E i furti in casa nostra…

Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 alcuni ladri compromisero irrimediabilmente il mirabile equilibrio artistico dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. Chiesa poco conosciuta, nel corso dei secoli vi si era costruito un ambiente d’incredibile gusto ed eleganza. La Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi dalle tonalità scure del tardo Caravaggio dialogava con gli stucchi bianchi e squillanti di Giacomo Serpotta. Una profonda unità e continuità semantica del celebre barocco siciliano caratterizzava quel luogo. Dal 1969 questo gioiello continua ad essere sfregiato. Non solo perché in quella data sparì il quadro del Caravaggio, ma anche perché periodicamente vengono staccati e rubati pezzi degli stucchi del Serpotta. Molte leggende sono fiorite sul destino del dipinto. L’unico dato certo è che continua tremendamente a mancare alla collettività. Per questo la riproduzione anastatica, ora al posto dell’originale, sa ancora tanto di una restituzione amara.

Leonardo Marchesini
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