Ennio Morricone
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Top 5 “borderlain” delle scene musicate da Ennio Morricone

Tempo di lettura: 5 minuti

Questo anno funesto non la vuole proprio smettere di darci brutte sorprese. L’ultima risale giusto a stamattina, quando tutti appena svegli e già operativi sugli schermi dei nostri smartphone siamo venuti a conoscenza  della morte di uno dei più grandi compositori della storia del cinema e della musica. Ennio Morricone se n’è andato all’età di 91 anni lasciandosi alle spalle un’onorata carriera e alcune delle più memorabili colonne sonore cinematografiche.

Che lo si voglia o no, solitamente pensando ad Ennio Morricone saltano subito alla mente i film western di Sergio Leone,  sebbene siano davvero tantissime le pellicole a cui il celebre compositore ha preso parte dando un tocco musicale d’autore inconfondibile alla narrazione cinematografica.

Vogliamo dunque rendere omaggio a questo maestro indiscusso con una Top 5 di scene borderlain da lui musicate.

 

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto – 1971, regia di Elio Petri

Letizia Cilea

 

Quella per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1971) di Elio Petri è la seconda e forse più iconica collaborazione tra il regista e il compositore. L’enorme portata della tragedia umana che caratterizza l’assurda storia del protagonista di Indagine, interpretato dal magnetico Gian Maria Volonté trova la sua naturale dimensione grottesca proprio nel tema musicale composto da Morricone, perfetta eco della scissione quasi psicotica che domina la psiche del personaggio principale.

In questa lunga scena finale, giocata tutta nell’oscillazione tra l’onirico e il reale, l’assassino ormai lacerato dal proprio senso di colpa, sogna di essere messo sotto processo in casa propria e dai suoi stessi colleghi, che si rifiuteranno di accettare la sua ammissione di colpevolezza. Costretto a firmare una “confessione di innocenza” che lo farà convivere con le proprie colpe per il resto della sua vita, si risveglia coi pezzi grossi alla porta; lo attende il vero finale, lasciato in sospeso dal regista e accompagnato dalle note del tema principale composto da Morricone: le tapparelle della stanza si abbassano, il saliscendi delle note accompagna l’immagine sdoppiata dell’uomo, appare infine una citazione di Franz Kafka: «Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano».

 Morricone ha poi scritto altre sei colonne sonore per i film di Petri, tra le quali troviamo anche quelle di La classe operaia va in paradiso e Todo modo. 

 

Il mio nome è nessuno – 1973, regia di Tonino Valerii

Isabella Calderoni

 

Il mio nome è nessuno per la regia di Tonino Valerii , vede un giovanissimo Terence Hill interpretare Nessuno, un giovane vagabondo e mirabolante pistolero. Durante un viaggio senza una meta ben precisa nel caldo far west, Nessuno incontra il suo idolo, Jack Beauregard  (interpretato da Henry Fonda), un leggendario cacciatore di taglie che dopo mille peripezie è ormai pronto a ritirarsi per vivere in tranquillità in Europa. Il mio nome è nessuno, cavalca l’onda di popolarità di Terence Hill data da i due “Trinità” di Enzo Barboni  pur rimanendo sotto la buona stella di Sergio Leone che, tra l’altro, è il produttore del film. La scena di maggiore rilevanza è sicuramente quella della compara del mucchio selvaggio, ultimo e grande bersaglio del buon vecchio Beauregard e del suo nuovo compagno di avventure. Ed è proprio in questa scena che la genialità di Ennio Morricone emerge in tutta la sua potenza, nella fantastica rivisitazione della Cavalcata delle Valchirie di Wagner in pieno stile spaghetti western.

Un sacco bello – 1980 regia di Carlo Verdone

Enzo Panizio

 

È il 15 agosto di una caldissima estate romana. Enzo (uno della decina di personaggi che Verdone, oltre a dirigere, interpreta nella pellicola)  è un uomo solo quanto burino, che per tutta la pellicola insegue un suo obiettivo tutto particolare. Questo sarebbe raggiungere un qualche paese dell’est per passare una vacanzina all’insegna dei bagordi nella sua decappottabile completamente accessoriata allo scopo. Dopo diverse peripezie, il compagno di viaggio designato abbandona la barca per problemi fisici dovuti a una “crisi de’ nervoso”. Enzo non demorde e inizia a sfogliare la sua rubrichetta disturbando il ferragosto delle più improbabili conoscenze, pur di rimediare compagnia. Dopo tutti I suoi sforzi, riesce a racimolare un avventuriero, amico di tale Martucci, che incontra nel più assolato centro della capitale, nella scena che finisce, così come il film, con I due che si avviano, entrambi increduli, ma in modo diverso, verso chissà quale traballante avventura. La musica di sottofondo, fischiata, riesce a rendere il tutto ancora più surreale e indovinate chi l’ha scritta…

 

C’era una volta in America – 1984, regia di Sergio Leone

Enzo Panizio

 

Definire superflua la descrizione di questo film è anche poco. Una pellicola incredibile, che ha fatto cultura e continua ad emozionare intere generazioni di appassionati del lungometraggio. Si racconta la storia di una banda (criminale) di amici e, con essa, mezzo secolo di Storia americana. Quando inizia il film, Noodles (Robert De Niro) e i suoi compari sono solo dei ragazzini, ma già si devono ingegnare per guadagnarsi da vivere: la strada, quanto la loro indole e l’ambiente in cui vivono li spingono alla delinquenza. E su questa falsariga prosegue il film mentre il sottofondo è il celebre motivetto, che valse al Maestro una candidatura al Golden Globe per la miglior colonna sonora. Passano gli anni e si susseguono gli eventi. Nella scena che proponiamo, Noodles, in una fase chiave del film, si trova nel momento più tragico della propria esistenza. I suoi amici e complici di sempre sono tutti morti nello stesso incidente stradale mentre si accingevano a compiere un colpo leggendario (o così crede). Noodles senza più nessuno e ricercato non solo dalla legge, con i proventi di tutte le loro attività misteriosamente scomparsi, decide di lasciare New York e, con essa, gli anni più belli della sua vita. Quella della stazione è tra le scene più belle in assoluto che quegli anni di cinema ci hanno regalato. Noodles, distrutto compra il biglietto (chiaramente solo andata) e muove verso il bar, per poi soffermarsi a guardare la parete con al centro una porta-specchio e la pubblicità (più che retrò) di Coney Island. A essere inquadrato ora è lo specchio; l’orchestra tiene la nota e da questa attacca Yesterday dei Beatles. Il volto che vediamo riflesso non è quello giovane di un istante prima ma quello dello stesso Noodles che, però, è invecchiato. Si allarga l’inquadratura e intorno alla porta specchio ora c’è il murales raffigurante una grande mela. Sono gli anni 60: Noodles, la stazione di New York e il mondo stesso sono invecchiati di 20 anni almeno. Brividi.

The Hateful Eight – 2015, regia di Quentin Tarantino

Nicola Di Giuseppe

Tra gli ultimi capolavori (in ordine temporale, sia chiaro) della carriera di Ennio Morricone, troviamo la colonna sonora di The Hateful Eight (2015, Quentin Tarantino). Riconosciuta anche con l’Oscar alla miglior composizione originale agli Academy Awards del 2016, un Golden Globe per la migliore colonna sonora originale e il BAFTA alla migliore colonna sonora. Il brano più significativo è L’ultima diligenza di Red Rock, che introduce la pellicola nei suoi minuti iniziali accompagnando i crediti di apertura: le musiche di Morricone ci trasportano nel 1877, qualche anno dopo la guerra civile americana; una diligenza appare in lontananza mentre si fa strada nel paesaggio invernale del Wyoming. Quale miglior inizio per un western se non questo?

 

Ed è sulla falsa riga di una carrellata di sequenze indimenticabili come quella della scena finale di Nuovo Cinema Paradiso, che vogliamo augurare un buon viaggio al grande maestro Ennio Morricone!

 

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