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Letteratura, donne e pseudonimi: sotto falso nome

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Ripercorriamo la storia di alcune coraggiose donne che si ribellarono silenziosamente ai limiti imposti dalla società del tempo. La preclusione imposta al mondo dell’arte, della cultura e della letteratura, oltre che a molte altre attività, spinse molte autrici ad utilizzare pseudonimi maschili per poter pubblicare i loro scritti. Ecco una lista di autrici, da George Eliot a J.K. Rowling (si, proprio lei!), che per conferire autorevolezza e credibilità alle proprie opere hanno scritto sotto “falso” nome, cercando una soluzione alternativa alla possibilità di ritagliarsi “una stanza tutta per sé” nel panorama letterario e culturale del loro tempo e che hanno ottenuto un incredibile successo.

George Eliot

Questa lista inizia con George Eliot, pseudonimo di Mary Anne Evans, autrice di epoca Vittoriana, considerata una delle maggiori esponenti letterarie dell’epoca. Per proteggere la sua identità ed evitare una mancanza di stima a priori, Mary Anne scelse di adottare un nom-de-plume, utilizzando il nome dell’uomo di cui si era innamorata, l’intellettuale George Henry Lewes. Con il romanzo “Middlemarch: uno studio di vita provinciale”, l’autrice mostra la società del tempo, in piena trasformazione, immergendo la narrazione nel contesto sociale e politico degli anni ’30 dell’Ottocento. Allineandosi all’ottica naturalista, i personaggi dell’opera sono liberi di cambiare e modificare la loro posizione sociale, ma le figure femminili risultano particolarmente oppresse nel loro unico ruolo riconosciuto dalla società di mogli e madri, sottomesse e completamente dipendenti dalle figure maschili.

Charlotte, Emily e Anne Brönte

Le autrici, rispettivamente, di “Jane Eyre”, “Cime tempestose” e “La signora di Windfell Hall”, si firmarono con nomi maschili per prevenire eventuali pregiudizi dell’età vittoriana. Le sorelle, considerate capisaldi della letteratura inglese, ottennero un tale successo da adombrare la carriera letteraria del fratello, che non fu in grado di trarre lo stesso vantaggio dal suo status privilegiato maschile.

Mary Shelley

Mary Wollstonecraft Godwin, moglie del celebre poeta romantico Percy Shelley, fu costretta a pubblicare il suo romanzo “Frankenstein” sotto il nome del marito, per evitare che l’opera, già estremamente innovativa per l’epoca, non venisse pubblicata e riconosciuta.

 

Nelle Harper Lee

Anche in tempi più recenti alcune autrici si sono sentite costrette ad utilizzare pseudonimi per contrastare i pregiudizi legati al loro nome diffusi nel campo della cultura. Nella pubblicazione del suo più famoso romanzo “Il buio oltre la siepe”, Nelle Harper Lee decise di omettere la prima parte del nome, pensando in questo modo di dare l’impressione che l’autore del romanzo fosse uomo. Negli anni Sessanta del Novecento, in cui la Lee pubblicò il suo libro, i grandi scrittori erano per la maggior parte uomini e l’autrice, in questo modo, cercò di assicurarsi una maggior considerazione dal pubblico e dalla critica.

J.K. Rowling

L’autrice della famosa saga “Harry Potter”, per ottenere un riscontro sincero e autentico dal pubblico, senza che fosse influenzato dal suo nome, collegato all’enorme successo della serie di romanzi, ha utilizzato il nome maschile di Robert Galbraith. Il romanzo giallo pubblicato con questo pseudonimo,  “The Cuckoo’s Calling” , non ha però ottenuto grandi successi prima che la vera identità dell’autrice venisse a galla.

Irene Ferigo

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