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Politica

DDL femminicidi: Centrodestra e Centrosinistra potrebbero vincere

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È il fenomeno del femminicidio ad aver occupato il dibattito politico di questa settimana: dopo il caso di Giulia Tramontano dal governo arriva il ddl femminicidi: un provvedimento che amplia gli strumenti utilizzabili per tutelare le vittime di violenza.

Il governo vara il DDL femminicidi: una legislazione tempestiva non sempre efficace

Il governo di Giorgia Meloni ci sta abituando ad una legislazione tempestiva spinta spesso da fatti di cronaca, può essere un fatto positivo spia di un governo ricettivo dei segnali sociali. Oppure negativo per la troppa fretta nel decidere i provvedimenti potrebbero essere trascurati alcuni elementi.

Se pensiamo alla politica come l’arte di disegnare la società del futuro la frettolosità nel redigere i provvedimenti è sicuramente un contro perchè limita di molto la capacità di prendere in considerazione più aspetti. Poi però la politica ha a che fare con la vita delle persone che in molti casi merita un’azione tempestiva.

La frequenza sempre più alta di femminicidi merita un’attenzione immediata e concreta che forse l’approccio alla sicurezza della Destra potrebbe avere. Perchè, se è vero che esiste un tema culturale, è altrettanto vero che è urgente avere gli strumenti in grado di salvare vite.
Ci sono due strade da seguire parallelamente: c’è il lavoro educativo sulle nuove generazioni per mettere basi per una parità di genere culturale. C’è anche però il lavoro per fermare gli uomini violenti adesso. Non vanno mai separati questi due aspetti, pena uno sbilanciamento da una sola parte.

Il ddl femminicidi varato dal governo introduce elementi utili per il contrasto al fenomeno: il braccialetto elettronico preventivo, l’obbligo di firma, il divieto di avvicinamento sotto i 500 metri dalla potenziale vittima di violenza. Strumenti che guardano soprattutto alla prevenzione della violenza. Non è però sufficiente: senza una formazione adeguata, anche del personale di pubblica sicurezza che ne disporrà, si rischia di arrivare sempre dopo.

Se il Centrosinistra si è forse concentrato troppo sulla teoria, il Centrodestra rischia di concentrarsi troppo sulla pratica fornendo strumenti utili ma che gli operatori non sapranno utilizzare perchè non abbastanza sensibilizzati.
Qualche tempo fa scrissi che sulle differenze di genere Centrodestra e Centrosinistra potrebbero collaborare. Entrambi sono manchevoli di una parte: insieme riuscirebbero a compensarsi e a fornire il giusto equilibrio in grado di gestire il problema.

Dopo l’indagine della Polizia di Verona sarebbe grave abolire il reato di tortura

Se sul ddl femminicidi bisogna dare atto al governo dell’utilità dei provvedimenti, non si può fare lo stesso sulla proposta di Fratelli d’Italia per abolire il reato di tortura. 

Proprio nella settimana in cui la Polizia di Verona scopre abusi al suo interno grazie ad una sua stessa indagine emerge la proposta di legge, presentata alla Camera da Fratelli d’Italia, per abolire l’aggravante del reato di tortura per chi lo commette indossando una divisa.

Un atto di cui il Paese non ha bisogno, anzi: in Italia sarebbe necessario definire meglio il reato di tortura e introdurre metodi di controllo sulle forze dell’ordine. In più Verona dimostra come qualcosa si stia muovendo nell’abbattere l’omertà che spesso assorbe i contesti dove accadono violenze ad opera di uomini in divisa.
Cancellare il reato di tortura equivarrebbe a reprimere il passo culturale che lentamente si sta compiendo. Non ce lo possiamo permettere, sia perchè la forza esercitata dallo Stato non può non avere regole, ma anche per garantire che le forze dell’ordine siano gestite in modo sano e rispettoso dei diritti di chiunque.

Purtroppo per qualcuno il reato di tortura rappresenta una bandierina da abbattere per segnare politicamente il territorio. Ci si dimentica di come un simile gesto porterebbe il Paese indietro di anni. La legge sul reato di tortura non è la migliore. È però un punto da cui non ci può spostare.

Federico Feliziani
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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.