Le piace Brahms
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Melancolica disperazione – “Le piace Brahms” di Françoise Sagan

Tempo di lettura: 2 minuti

“Roger aveva parlato di andare fuori sabato, di passare il week-end in campagna. […] Ne avrebbe avuto ancora voglia? O era una di quelle promesse strappate dall’amore, quando, (Paule lo sapeva) Roger non poteva più immaginare la vita senza di lei, e il loro amore si imponeva con tale evidenza, con tanto peso, che lui non combatteva più? Ma appena oltrepassava la porta, appena respirava l’odore violento dell’indipendenza, lo si perdeva di nuovo”.

 

“Le piace Brahms” di Françoise Sagan

Trama

Alla soglia dei suoi quarant’anni, Paule, affascinante arredatrice d’interni, si riscopre vittima di una silente malinconia. Ad aggravare il suo stato d’animo, oltre al ricordo di un amore giovanile ormai perduto, ci pensa Roger, il suo partner. Egli è infatti un amante tanto abile e passionale quanto incostante e adultero. Paule è a conoscenza dei capricci voluttuosi del compagno ma tace, considerando la condotta di Roger come una condizione naturale e poco incline al cambiamento.

La monotonia di Paule viene inaspettatamente interrotta dall’incontro con Simon, fascinoso avvocato venticinquenne figlio di una cliente dell’arredatrice. Il giovane si mostra subito interessato a Paule, la quale è tanto infastidita quanto incuriosita dalla sua sfrontatezza. Le continue manchevolezze di Roger e il suo ennesimo tradimento spingono lentamente la donna tra le braccia di Simon, il quale si dimostra un amante tenero e immaturo. È il preludio per la felicità di Paule? Nient’affatto, perché la nuova relazione, se da un lato le fa riscoprire il dolce fascino del sentirsi desiderata, dall’altra le fa avvertire la mancanza di un uomo maturo. La donna si ritrova così ad essere al contempo carnefice di Simon, totalmente devoto al suo oggetto di desiderio, e vittima di Roger, onnipresente nei suoi pensieri.

Per Paule è troppo. Dopo un tenero confronto con Roger, il quale con sincera commozione assicura di essere cambiato, la donna decide di dare una seconda chance al compagno. L’idillio, però, è desinato a durare poco: l’uomo torna ben presto alle sue vecchie abitudini. Esplicativa, in tal senso, è l’ultima battuta che pone fine al romanzo:

” – Scusami -, diceva Roger, – ho un pranzo d’affari, rincaserò più tardi, non ti…-“

Commento

 

Françoise Sagan ha il merito di aver magistralmente interpretato il disincanto. Se da un lato la trama è alquanto semplice e lineare, i sentimenti che permeano l’opera sono tutt’altro che banali, ma al contrario sprigionano una forza che può essere considerata la vera colonna portante del romanzo. L’autrice francese si rileva un’ottima indagatrice della sfera affettiva, analizzando l’amore e le sue trasformazioni, senza mai cadere nei cliché cui è facile inciampare quando si affronta questo tema. Non è l’amore il vero protagonista di questo libro, ma la malinconia. Questa vaga tristezza, unita alla scelta dell’autrice di utilizzare uno stile veloce e tagliente, porta il lettore ad avvertire questo sentimento dalla prima all’ultima battuta.
Alla protagonista, ormai disillusa, non resta altro da fare che crogiolarsi in soffici bugie, quelle che sanno di promesse non mantenute.

“Gli uomini sono incoscienti” pensava Paule senza amarezza. “Ho tanta fiducia in te, tanta fiducia che posso tradirti, lasciarti sola, ed è impossibile che succeda il contrario. È sublime”

 

Articolo a cura di:
Giuseppe De Filippis

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Giuseppe De Filippis
Studente di scienze politiche, vive a Napoli. L’attualità è l’amorevole moglie che lo fa sentire al sicuro, la letteratura la sua amante capricciosa. Inesorabilmente devoto alla poesia e all’orrido non necessariamente in quest’ordine. Ha un dattiloscritto nel cassetto. Ha da poco capito che il cassetto è se stesso.