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Politica

La politica post Covid: non solo una semplice ripresa

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Non basta solo ricominciare. Il Covid- 19 ha cambiato gli scenari di una politica già gassosa cambiandone gli schemi

Mentre Conte e i ministri giallo-rossi sono alla ricerca di un bandolo che sembra non esserci, la campagna per le regionali sta scaldando i motori con un Centrodestra già pronto a dare battaglia a un Centrosinistra sempre litigioso. La politica post Covid apre ad altre paradigmi che porrebbero avere un’influenza sui risultati delle prossime elezioni regionali.

Non è passato molto tempo da quando Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni hanno provato a sfilare la rossa Emilia-Romagna al presidente uscente Stefano Bonaccini. Una battuta d’arresto del Centodestra che sorprese molti e accompagnò le settimane precedenti allo scoppiò del Covid.
Tutto cambia. E in una politica che ha oltrepassato lo stato liquido per trasformarsi in gassosa un fenomeno come quello del Coronavirus non poteva che avere effetti dirompenti. Così ragionare secondo gli schemi pre Covid non è più possibile. Il consenso di alcune forze politiche che a febbraio sembrava inscalfibile, adesso è malandato. E viceversa.

Fra il prima e il dopo c’è stata infatti una condizione per cui le forze in maggioranza sono risultate l’unico appiglio possibile. C’è stata l’inevitabile personalizzazione del Presidente Conte con cui ha consolidato il proprio gradimento elettorale. C’è stata la riabilitazione dell’esperienza, della scienza e di tutte quelle figure che nell’era pre Covid erano oggetto di critiche e delegittimazione da una politica improvvisata.

Alla campagna elettorale che ci accingiamo a vivere e osservare molte armi sono state spuntate. Mentre sette mesi fa il nuove era utilizzato come un valore, oggi i presidenti di regione che si ricandideranno potranno godere di un’influenza benevola dell’esperienza. Soprattutto con il Coronavirus ancora in circolazione e una seconda ondata che potrebbe scoppiare proprio subito dopo le elezioni regionali e amministrative di Settembre. 

In questa cornice che vedrebbe le forze di governo avvantaggiate rispetto al Centrodestra devono essere aggiunti tutti i ritardi che il governo sta accumulando. Molti dei quali hanno a che fare proprio con la vita concreta e quotidiana delle persone. E siccome i problemi sono percepiti molto più degli aspetti positivi, l’opposizione potrebbe sfruttare un’inadeguatezza generale delle risposte del governo. Da vedere quale vantaggio sarà più forte.

Un segnale di questo possibile vantaggio è arrivato con le dichiarazioni d Matteo Salvini con cui ha paragonato la sua Lega al Partito Comunista di Enrico Berlinguer riferendosi al modo di rappresentare le classi più deboli strappato alla sinistra. Superando le schermaglie innescate dall’aver citato un mostro sacro nella storia della Sinistra, le dichiarazioni di Salvini contengono un dato di verità interessante.
Come negli ultimi anni i ceti popolari siano rappresentati meglio da una parte politica piuttosto che dall’altra è vero. E che questo non sia tenuto in forte considerazione da chi di fatto ha trasformato il proprio ceto di riferimento è un altro dato che più volte è emerso. 

Il fatto ancor più interessante è il momento in cui Salvini ha scoccato questo freccia: proprio quando iniziano ad emergere gli effetti sociali del Covid sulla popolazione più povera. Non può essere interpretata solo come una popolazione.

Siamo ancora lontani dall’inizio della campagna elettorale vera e propria. Il governo non ha neanche promulgato il decreto per fissare la data del voto. Quello che però è già evidente è come la politica post Covid sia cambiato e come si debbano indossare occhiali diversi per osservarlo. 

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.