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Josef Bican, il bomber da record finito nel dimenticatoio

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Esiste una frase immortale del filologo e critico letterario torinese Carlo Ossola che sembra fatta apposta per riecheggiare, di tanto in tanto, nella mente di ognuno di noi: “La storia umana è un grande fiume di oblio”. Il pensiero si connota di una tonalità tanto seria da trasfigurarsi quasi nel solenne, e siccome da molte parti (soprattutto in Italia) il calcio è una cosa tremendamente (fin troppo?) seria, non dovrebbe essere del tutto inappropriato accostare l’estratto alla vicenda di Josef Bican, il più grande marcatore di tutti i tempi, incredibilmente caduto nell’oblio.

Josef Bican, il bomber dimenticato

Provate a chiedere a un appassionato di calcio, anche tra i più ferrati, chi sia il giocatore che ha realizzato in assoluto più reti in competizioni ufficiali nella storia di questo sport. Le risposte che vi arriveranno si orienteranno su un ventaglio di nomi eccellenti: Lionel MessiCristiano Ronaldo, i più “datati” Pelé ed Eusebio. Forse qualcuno potrebbe azzardare anche un Alfredo Di Stefano o un Ferenc Puskàs. In ogni caso, sebbene si tratti di giocatori appartenenti ad epoche storico-calcistiche molto diverse, ad accomunare tali nomi è l’intatta aura di grandezza, corroborata anche dal contributo della memoria “ufficiale” del calcio, tra video celebrativi di FIFA e UEFA, libri e documentari.

Invece no: alla voce del più grande marcatore della storia il nome che corrisponde suonerà a molti sconosciuto, quasi sinistro nella sua cadenza orientaleggiante. Si tratta di Josef Bican, attaccante nato a Vienna nel 1913 ma ben presto naturalizzato cecoslovacco. Le sue 820 reti messe a segno in competizioni ufficiali a cavallo di tre decenni lo rendono il più grande realizzatore di sempre. La FIFA e l’istituto statistico IFFHS, però, sono divise sul numero di reti totale, ovvero quello che conta anche le amichevoli tra club. Solo l’IFFHS, dopo approfondite verifiche, gli riconosce infatti l’impressionante numero di 1468 reti messe a segno nell’intera carriera.

Il centravanti inviso al potere

La storia di Josef Bican, e dunque la storia del suo successivo oblio, è legata a doppio filo a quella del secondo conflitto mondiale e dell’Europa. La grande avventura nel mondo del calcio comincia a 18 anni. I 24 gol in 23 partite nello Schustek, modesta squadra centroeuropea, attirano l’interesse del Rapid Vienna. Nella capitale austriaca Bican affina ulteriormente una sensibilità di piede già mostruosa, nonché una velocità impressionante e un fisico possente, diventando un centravanti spietato.

Resterà in Austria fino al 1937, quando il Paese è vicino all’Anschluss: sfugge al regime nazista rifiutando di vestire la maglia della Germania e fuggendo in Cecoslovacchia, prendendo anche la cittadinanza del nuovo Paese. Anche la Cecoslovacchia, all’epoca ancora unita, terminerà poi sotto l’occupazione nazista e Bican si troverà ad indossare, oltre a quella dello Slavia Praga che diventerà la squadra della sua vita, la maglia del nuovo Protettorato di Boemia e Moravia. I numeri sono impressionanti: in undici anni allo Slavia, 385 gol in 204 partite di campionato; 10 titoli di capocannoniere tra il 1938 e il 1948; 9 titoli vinti.

La guerra e l’oblio

A rompere l’idillio, tuttavia, sarà nuovamente l’incrocio con la Storia. Dopo la grande Guerra, il destino della Cecoslovacchia sarà legato a doppio filo all’egemonia del regime comunista. Bican, in tempi non ancora sospetti, commetterà un errore di valutazione: rifiuterà un’offerta dalla Juventus temendo, sotto alcuni “consigli” di amici, che sull’Italia stia per dipanarsi l’ombra del PCI. Bican rimase così a Praga, osteggiato dal regime. Si trasferisce a Ostrava, segnando anche lì a valanga. Poi il ritorno al vecchio amore praghese. Ma il regime gli rende la vita ardua ogni volta che può, e anche i vecchi amici gli voltano le spalle. Una prima, vera riscoperta delle gesta di Bican si avrà solo dopo il 1990, dopo la caduta del regime comunista e la fine della Cecoslovacchia.

Il governo della Repubblica Ceca e l’IFFHS, che nel 2000 ne riconosce finalmente il record, gli restituiscono (per quanto tardivamente) almeno gli onori. Ma Bican non avrà il tempo di goderseli: nel 2001 i problemi cardiaci porteranno via a 88 anni il più grande marcatore della storia del calcio, la precarietà del cui status è stata da ascrivere principalmente al fatto che in quell’epoca ciò che accadeva nell’est del continente era come avvolto da una coltre di mistero, oltre che ad un’incredibile sequela di avversità storiche.

Oggi di Josef Bican rimane la sepoltura nel cimitero praghese di Vysehrad, accanto ai grandi della Repubblica Ceca come Smetana, Jan Neruda, Mucha. Bican è stato un “grande” postumo, che da cecchino infallibile si è visto respingere soltanto un tiro, quello del riconoscimento di tutto il mondo. L’unico non andato a segno, perché quando in campo c’era da mirare, Josef Bican mirava. E nulla era più come prima.

Mattia Passariello

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