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Brentford, una favola calcistica in controtendenza fra tradizione e innovazione

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West London. Borough of Hounslow. Sponda nord del Tamigi, alla confluenza col fiume Brent. Distretto di Brentford. Un affascinante quartiere residenziale poco lontano dai Royal Botanic Gardens di Kew. È qui che ha sede il Brentford Football Club. La nuova favola calcistica che ci sta regalando la Premier League 2021/22.

Brentford FC, una piccola realtà tra le grandi del calcio inglese

La favola del Brentford Football Club inizia nella stagione 2019/20, l’ultima nella pittoresca cornice del Griffin Park (casa dei Bees dal 1904 al 2020, l’unico stadio inglese ad avere un pub in ognuno dei suoi angoli). Al sesto anno consecutivo in Championship (seconda divisione inglese) e reduci da un undicesimo posto, le api biancorosse alzano l’asticella concludendo il campionato con un terzo posto a 81 punti – dietro Leeds United (93 punti) e West Bromwich (83 punti) — valido per la qualificazione ai play-off. Questi ultimi, disputati fino alla sconfitta in finale contro il Fulham per 2-1 ai supplementari. Una delusione da cui però la Red and White army ha posto le basi per la stupefacente stagione successiva.

Nonostante la cessione dei gioielli Saïd Benrahma (West Ham) e Ollie Watkins (Aston Villa), la promozione arriva alla fine di una superba cavalcata. Un altro terzo posto, a 87 punti dietro Norwich City (97 punti) e Watford (91 punti). Ancora i play-off, stavolta vinti: prima nella semifinale contro il Bournemouth (3-2 tra andata e ritorno) e poi nella finale secca contro lo Swansea City per 2-0. Gli artefici? Un gruppo squadra solido, trainato dai gol di Ivan Toney (31 reti), e soprattutto la sapiente guida dell’allenatore danese Thomas Frank. Arriva così la prima storica partecipazione alla Premier League, a distanza di 74 anni dall’ultima militanza nella massima serie inglese (l’allora First Division).

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Cosa c’è di particolare, direte voi. Ebbene, bisogna sottolineare che il Brentford è una piccola realtà, fortemente legata alla sua comunità (fu addirittura una colletta a salvare il club dal fallimento negli anni ’60, mentre nel gennaio 2006 divenne la prima squadra professionistica londinese a essere rilevata dai propri tifosi). Qui la tradizione incontra l’innovazione e diventa tutt’uno. Adottando il metodo “Moneyball” — mutuato dal libro Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis —, il proprietario Matthew Benham ha deciso di puntare sui giocatori caduti in disgrazia con l’obiettivo di rigenerarli, o su giovani delle altre squadre a cui dare valore, per poi rivenderli. Un sistema agevolato dall’algoritmo del direttore sportivo Rasmus Ankersen, capace di scovare calciatori in base al loro potenziale inespresso (una strategia che applica anche con il suo altro club, il Midtjylland, in Danimarca). Insomma, una sapiente gestione attraverso il trading delle risorse calcistiche acquisite, che diventa ancora più importante considerando l’abolizione da parte della società del settore giovanile.

Tanti fattori, che permeano un ambiente già di per sé ricco di magia. È così che le Bees si sono affacciate per la prima volta alla Premier League.

Da neopromossa, competere e salvarsi contro i mostri sacri del football made in UK non è semplice. Farlo tenendo fede alla propria filosofia e rispettando la propria unicità è ancor più difficile. Ma il Brentford ha raccolto l’ardua sfida la scorsa estate e, anche grazie agli ampi fondi derivanti dalla partecipazione alla massima serie inglese (diritti tv e sponsor vari), ha costruito una rosa per tentare l’impresa senza mai tradire i suoi peculiari dettami.

I difensori centrali Kristoffer Ajer (l’acquisto più pagato di sempre nella storia del Brentford, circa 15 milioni, dal Celtic) e Zanka (svincolato, ex Fenerbahce), il mediano Frank Onyeka (dal Midtjylland), l’ala Yoane Wissa (dal Lorient) e il portiere Álvaro Fernández (dall’Huesca). Innesti per il 3-5-2 di Thomas Frank che vanno ad aggiungersi alla consolidata spina dorsale dei biancorossi: il capitano Pontus Jansson (vecchia conoscenza della Serie A, al Torino) e il compagno di reparto Ethan Pinnock, gli esterni Rico Henry e Sergi Canós, i centrocampisti Christian Nörgaard e Vitaly Janelt, il bomber Ivan Toney e la sua spalla Bryan Mbeumo.

Una rosa modesta, almeno ai nastri di partenza, certo; ma che è subito passata alla ribalta vincendo la partita d’esordio contro l’Arsenal. Al Brentford Community Stadium (soli circa 18 mila posti, lo stadio meno capiente dell’attuale Premier League), l’inedito derby londinese si è chiuso con un 2-0 per i padroni di casa firmato da Canós e Nörgaard. Di certo il piede giusto per presentarsi in Premier League.

Da allora, la classifica recita 12° posto. Tredici partite, sedici punti (4 vittore, 4 pareggi, 5 sconfitte), 17 gol segnati e 17 subiti. In mezzo, le vittorie esterne contro Wolverhampton e West Ham, il rocambolesco pareggio contro il Liverpool (3-3) e la vittoria interna contro l’Everton. La storia resta ancora da scrivere, con un solo terzo di campionato alle spalle. Di certo però la magia che permea Brentford e la Red and White army non può che affascinare qualsiasi appassionato di calcio.

E non finisce qui…

Il Brentford ha annunciato che non cambierà la maglia Home fino al 2023

Cosa c’è di più romantico e nostalgico del non cambiare maglia dopo una stagione? Nel panorama contemporaneo, in cui i maggiori club europei non scendono al di sotto dei quattro kit stagionali e si vive di una costante corsa al produrre numeri spropositati di nuove maglie (il Napoli, ad esempio, solo in quest’annata è già arrivato a quasi dieci completi diversi), andare controcorrente è audace. Il calcio di oggi va a braccetto col marketing e il sostentamento delle società che vogliono puntare a competere ad alti livelli (ossia nelle prime divisioni dei campionati nazionali) passa per forza di cose attraverso il vendere il proprio merchandising, tra le altre cose.

Il Brentford ha deciso, muovendosi in controtendenza, di non produrre una maglia Home per la prossima stagione e di utilizzare anche nel 2022/23 il kit casalingo di quest’annata. Un gesto per andare incontro ai tifosi, strizzando l’occhio all’ambiente e all’impronta ecologica.

Jon Varney, amministratore delegato del Brentford FC, ha commentato così la decisione: «Rispetto, progresso e solidarietà sono i nostri tre valori fondamentali al Brentford FC, come sanno molti dei nostri sostenitori. Crediamo inoltre che il calcio debba essere alla portata dei nostri tifosi e siamo consapevoli della necessità che esso si concentri maggiormente sulla sostenibilità. Pertanto, quando abbiamo discusso dell’idea, tutti in società eravamo pienamente d’accordo. Anche se non è normale prassi per i club della Premier League utilizzare un kit per due stagioni, i fan ci hanno detto che sarebbero favorevoli ai risparmi che ciò genererebbe. Questa stagione, la partecipazione alla Premier League ci garantisce che le entrate ricevute dai diritti televisivi e dalle partnership commerciali superino di gran lunga i guadagni che possiamo generare dalla vendita al dettaglio, quindi ora è il momento perfetto per noi per provare qualcosa di diverso senza che abbia un impatto significativo sui nostri ricavi».

Inoltre, continua il Chief Executive dei biancorossi, citando l’impatto ambientale di tale scelta: «Pensiamo anche che questo sia un passo nella giusta direzione per aiutare un po’ l’ambiente. Può essere solo un bene ridurre l’avvicendamento delle divise dove le circostanze lo consentono e continueremo a lavorare con Umbro per assicurarci che la produzione del nostro kit sia il più sostenibile possibile. È solo un piccolo passo, ma crediamo che aiuterà».

L’iniziativa è stata accolta con travolgente positività dalla comunità di Brentford e da quella calcistica in generale. In questo senso le Bees stanno facendo scuola ed è proprio questa ventata di novità, con un irrinunciabile occhio alla tradizione, ciò di cui il calcio ha bisogno.

Qualsiasi sia la nostra fede calcistica, che ci interessi o meno il football britannico. Se il calcio è lo sport che amiamo, tifiamo tutti un po’ la Red and White army.

Come on you Brentford, come on you Bees!!!

a cura di
Nicola Di Giuseppe
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Nicola Di Giuseppe
Un’anima straniera in un corpo napoletano, sognatore a tempo pieno e artistoide a tempo parziale. Si ciba di parole e arti visive, mentre viaggia, scopre nuove culture e tifa Napoli. Ogni tanto, poi, cerca di vincere il fantacalcio.