Jim Morrison
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Jim Morrison, il poeta oltre il frontman: le sue quattro poesie da scoprire

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Un nome, una leggenda: Jim Morrison. The Lizard King, il Re Lucertola. Un mito immortale della storia della musica.

Soltanto a nominarlo è impossibile non pensare alla rivoluzione culturale degli anni Sessanta e al rock psichedelico che ha accompagnato una generazione.

Frontman dei The Doors dal 1965 al 1971 (anno della sua morte a soli 27 anni), la sua importanza è stata ovviamente plasmata dalla carriera musicale con la band statunitense. Ciò lo ha consacrato a figura mitica del rock, oltre che sex symbol ambito dai fan di tutto il mondo.

James Douglas Morrison era tutto ciò, il prototipo di rockstar che ha creato brani senza tempo, ma soprattutto un poeta a tutto tondo.

Per questo vi proponiamo una selezione di quattro poesie firmate da Jim Morrison attraverso cui scoprire e apprezzare la sua penna.

Le influenze letterarie

Nel fervente periodo di rivoluzione culturale e politica in cui è vissuto, Jim trovava la sua valvola di sfogo nel divorare libri, nello studio autonomo dei più svariati campi di suo interesse (letteratura, poesia, religione, filosofia e psicologia) e nell’osservare la società attorno a sé. La sua bibbia fu On the Road di Jack Kerouac, manifesto letterario della Beat Generation; gli autori di riferimento furono Friedrich Nietzsche, William Blake, Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud e i poeti surrealisti.

I suoi interessi si spingevano anche verso il teatro, che influenzò spesso e volentieri le sue performance canore durante i concerti: in particolare il drammaturgo francese Antonin Artaud e il Living Theatre di Julian Beck. Mentre per quanto riguarda l’aspetto religioso, mitico e mistico, oltre The Hero with a Thousand Faces di Joseph Campbell e The Golden Bough di James Frazer, fu fondamentale l’attrazione per le culture indigene del sud-ovest americano.

Le quattro poesie da scoprire

La produzione letteraria di Jim Morrison è ammirabile sicuramente tra le strofe delle canzoni da lui scritte per i Doors ma, soprattutto, nelle due raccolte di poesie The Lords and the New Creatures (1969), nel poema An American Prayer (1970), nei postumi Wilderness (1988) e The American Night (1990). Questi ultimi due pubblicati in Italia col titolo Tempesta Elettrica.

Ecco le quattro più toccanti poesie di Jim Morrison: la maggior parte tratte da An American Prayer, l’ultimo album dei Doors in cui la band utilizzò i componimenti di Jim letti dalla sua stessa voce – registrata in due occasioni, nel marzo 1969 e nel dicembre 1970 – e sovrapposta alle musiche dei restanti membri.

1) An American Prayer

Impossibile non partire dal poema più importante e conosciuto, che dà anche il titolo al nono album della band statunitense: An American Prayer. Versi che riassumono la visione politica di Jim sotto la presidenza di Nixon; un racconto del mondo durante la guerra fredda, della vita, della società governata dalla TV e della gioventù mandata al macello nella guerra del Vietnam.

«Do you know the warm progress under the stars?
Do you know we exist?
Have you forgotten the keys to the kingdom?
Have you been born yet, and are you alive?

Let’s reinvent the gods, all the myths of the ages
Celebrate symbols from deep elder forests
Have you forgotten the lessons of the ancient war?

[…]»

2) Ghost Song

Passiamo a Ghost Song. Qui scopriamo il desiderio di libertà dell’autore e della sua generazione, ma soprattutto il trauma infantile che ha lasciato un solco profondo nell’essenza del poeta. La sua prima esperienza col concetto di morte.

«[…]

Indians scattered,
On dawn’s highway bleeding
Ghosts crowd the young child’s,
Fragile eggshell mind

We have assembled inside,
This ancient and insane theater
To propagate our lust for life,
And flee the swarming wisdom of the streets.

[…]»

3) Power

Nell’olimpo delle poesie più suggestive del Re Lucertola, c’è sicuramente Power: il potere dell’arte come energia che muove il mondo e la volontà dell’uomo come forza superiore sia come individuo che come collettivo.

«I can make the earth stop in
its tracks. I made the
blue cars go away.
I can make myself invisible or small.

I can become gigantic and reach the
farthest things. I can change
the course of nature.
I can place myself anywhere in
space or time.

I can summon the dead.
I can perceive events on other worlds,
in my deepest inner mind,
and in the minds of others.

I can.

I am.»

4) The Hitchhiker

Chi di noi non conosce Riders on the Storm, una delle canzoni più conosciute dei Doors. Il titolo originario del componimento era The Hitchhiker, una poesia di conversazione che mette in discussione l’essenza della vita.

«[…]

Riders on the storm

Into this house we’re born

Into this world we’re thrown

Like a dog without a bone

An actor out on loan

[…]»

 

Se questa breve carrellata di parole scritte dalla visionaria penna di Jim Morrison vi ha incuriositi e volete saperne di più su uno dei miti della storia del rock, oltre gli innumerevoli libri e biografie su di lui, sono due i film consigliati: The Doors (1991) di Oliver Stone, in cui Jim è interpretato da Val Kilmer, e il fantastico documentario When You’re Strange (2009) di Tom DiCillo.

a cura di
Nicola Di Giuseppe
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Nicola Di Giuseppe
Un’anima straniera in un corpo napoletano, sognatore a tempo pieno e artistoide a tempo parziale. Si ciba di parole e arti visive, mentre viaggia, scopre nuove culture e tifa Napoli. Ogni tanto, poi, cerca di vincere il fantacalcio.