Tenebre recensione
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Tenebre: recensione del film del maestro del brivido – RecenSara #2

Tempo di lettura: 3 minuti

Benvenuti al secondo appuntamento di RecenSara, la rubrica di cinema a base di recensioni che esplora il mondo delle piattaforme streaming alla ricerca di prodotti, vecchi e nuovi, da consigliarvi (o sconsigliarvi).

Oggi facciamo un salto indietro nel tempo e parliamo di un film di genere del 1982: “Tenebre” del maestro del brivido Dario Argento, disponibile in streaming su Prime Video e Rai Play.

Peter Neal è uno scrittore di romanzi gialli americano, in visita a Roma per promuovere il suo ultimo libro, “Tenebre“. Durante il suo soggiorno viene coinvolto in una serie di omicidi che si rifanno al suo romanzo. Lo scrittore perciò inizia ad indagare insieme alla sua segretaria Anne.

Cinema vs Televisione

Tenebre“, come qualsiasi film o prodotto mediatico, è ovviamente figlio del suo tempo. Siamo all’inizio degli anni Ottanta e il cinema italiano sta subendo un cambiamento radicale: la nascita e il successo delle televisioni private lo sta ridimensionando. I film di genere stanno diventando sempre più di nicchia e la commedia di stampo televisivo ha conquistato il grande schermo. Dario Argento, in questo contesto, non ha nulla da perdere e con “Tenebre” decide di osare.

Recitazione teatrale e risoluzione un po’ scontata

Tenebre” segna un ritorno del regista al thriller/giallo in stile “Profondo rosso“, dopo la parentesi horror soprannaturale. Il film non eccelle dal punto di vista della recitazione e della trama, soprattutto se visto con gli occhi del 2021. La recitazione è esagerata, quasi teatrale, peggiorata dalla scelta di utilizzare la lingua inglese (per avere più possibilità all’estero) e in seguito doppiarla in italiano. A livello di trama non assistiamo a nulla di originale: uno scrittore di gialli è coinvolto nella ricerca di un serial killer che si rifà ai suoi romanzi. La risoluzione del mistero è abbastanza scontata, bisogna scervellarsi di più per una puntata del “Detective Conan”. Ma chi conosce il maestro del brivido sa che sono altri gli elementi importanti nei suoi lavori.

Tematiche da esorcizzare e esercizi di stile

Partiamo con le tematiche. Dario Argento con i suoi lavori ha sempre indagato l’animo umano e le sue perversioni più inconsce: sessualità e feticismo legati all’omicidio e alla violenza e follia legata a traumi infantili sono i temi cardine su cui si costruisce “Tenebre“. Dario Argento mette in scena i tabù più rifiutati dal genere umano e allo stesso tempo più attraenti: in questo modo li esorcizzano lui e il suo pubblico.

Non mancano poi i suoi esercizi di stile prettamente cinematografici. Le soggettive dell’assassino con l’arma in mano e l’immancabile guanto nero di pelle, gli omicidi splatter con il sangue che sgorga a fiumi e l’utilizzo della camera a mano per trascinare ulteriormente lo spettatore all’interno della scena. Impossibile non citare la scena dell’omicidio di Tilde e Marion: un unico piano sequenza realizzato con la louma sulle note dei Goblin.

Costante tensione

“Tenebre” di Dario Argento è un film da recuperare assolutamente soprattutto per la capacità del regista di costruire la tensione, attraverso le luci, le regia e soprattutto la colonna sonora. Nonostante lo spettatore sappia benissimo che sta per vedere l’ennesimo omicidio, egli non può fare a meno di coprirsi il volto, ripararsi limitandosi a sbirciare ciò che succede sullo schermo, a dimostrazione ulteriore di come sia impossibile per l’essere umano distogliere completamente lo sguardo da ciò che ci spaventa e ci disgusta.

VOTO: 4/5

Il prossimo appuntamento con RecenSara è come sempre fra due settimane. Alla prossima!

Sara Tocchetti
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Illustrazione in copertina di Francesca Cammarata

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