L'ultimo Natale di guerra
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L’ultimo Natale di guerra, un libro per conoscere Primo Levi

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34 anni fa moriva Primo Levi: la sua morte è ancora oggi velata di mistero. Si presume che lo scrittore, sopravvissuto all’Olocausto, si gettò dalla tromba delle scale della sua abitazione a Torino. Nessuno conosce il motivo del suo suicidio, Levi non lasciò alcun biglietto. Tuttavia, gli orrori della deportazione e il peso della “colpa” di essere sopravvissuto alla deportazione sono alcune delle possibili ragioni che, secondo svariati studiosi, lo avrebbero indotto a togliersi la vita.

L’utimo Natale di guerra

Quando morì, Levi lasciò una ventina di racconti tra libri, giornali e riviste, i quali si estendono per circa un decennio. Queste e altre storie autobiografiche delle vicende di Auschwitz sono state riunite in un’opera postuma intitolata L’ultimo Natale di guerra, edita Einaudi. Un capolavoro unico e memorabile, le cui pagine offrono un ritratto singolare di Primo Levi, il quale, a volte come narratore altre come autore, racconta se stesso e il genero umano, i risvolti intimi del suo carattere e i ricordi d’infanzia.

Primo Levi è ricordato principalmente per i libri di testimonianza sulla deportazione. Ma Levi non fu solo questo. In L’ultimo Natale di guerra il chimico talvolta assume le vesti di scrittore non-romanzesco o di finzione..

È il caso del breve racconto “La grande mutazione”, apparso su La Stampa nel 1986, in cui viene narrato di una giovane fanciulla a cui spuntano le ali per via di una mutazione contagiosa e già presente in altri paesi, che le permetterà di imparare a volare.

Altri racconti invece ricordano più propriamente i libri di testimonianza di Levi ma dal respiro più breve, come nel resoconto che dà il titolo alla raccolta: “L’ultimo Natale di Guerra”, passato, per l’appunto, nel lager.

In questo libro, i racconti si contraddistinguono per brevità, unità e moralità. Spesso si tratta di storie brevissime ma d’effetto che a fine lettura portano a compiere profonde riflessioni su noi stessi e la società.

Che tipo di scrittore è Primo Levi?

Vari studiosi si sono spesso interrogati su che tipo di scrittore sarebbe stato Primo Levi se non avesse vissuto la deportazione. Leggendo L’ultimo Natale di guerra risulta evidente che Levi disponeva di tutti gli strumenti per essere un ottimo scrittore, tuttavia più a suo agio nella forma del racconto breve. Le vicende di Auschwitz hanno fornito a Primo Levi il contenuto per i suoi romanzi, nei quali la sua scrittura pulita, per certi versi chirurgica, esprime tutta la sua potenzialità. Ma nei racconti brevi Levi riesce a dare delle semplici e preziosissime lezioni morali, a spaziare tra i generi, a dare voce alle molteplici personalità di scrittore che dimorano in lui.

Per questo L’ultimo natale di guerra è un’opera “ibrida” e di conseguenza assolutamente originale.  Levi, a suon di sperimentalismo, dà vita, a sua insaputa, a un gioco di forme e tecniche letterarie diverse e contrapposte che lette una dopo l’altra non possono che sbalordire per l’efficacia con cui lo scrittore passa da un genere a un altro.

Alla domanda degli studiosi si può che rispondere che in ogni caso, data la sua spiccata sensibilità che risulta evidente in ognuno dei suoi scritti, Primo Levi era destinato ad essere uno scrittore.

Chiara Cogliati
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Chiara Cogliati
Da un anno vive a Venezia dove studia, ogni tanto si rintana leggendo e ogni tanto pensando, anzi spesso, serve per fare tutto il resto. Le piace ascoltare, le riesce meglio che parlare, ma per fortuna sa anche scrivere, un pochino, e allora quello che vorrebbe dire a parole lo scrive, così si diverte.