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Politica

Covid-19: il lockdown come misura possibile? La politica scopra le carte

Tempo di lettura: 3 minuti
La seconda ondata di coronavirus sta facendo capolino. Nonostante non si ammetta, il lockdown potrebbe essere una strada percorribile 

Abbiamo la memoria corta, cortissima se vogliamo essere precisi. Ecco perché, quando a marzo discutevamo di un mondo post Covid-19, qualcuno ci metteva in guardia su come avremmo fatto in fretta a riprendere le nostre vite senza cambiarle. 

Qualcuno purtroppo la sua l’ha cambiata. Dopo il lockdown in cui abbiamo gridato come sarebbe andato tutto bene, molti non hanno più trovato i propri posti di lavoro. Molti la vita la stanno cambiando adesso, tracciando bilanci economici per verificare se riescono a tenere ancora su la saracinesca.
E allora: cos’è che non è cambiato? La consapevolezza.

Tutti ricordiamo l’apprensione che portò la chiusura totale del Paese. Non è però un ricordo presente. L’estate scorsa ha cancellato tutto: forse per permettere alla nostra psiche di sopravvivere. Il problema è che abbiamo rimosso la cosa più importante. Il coronavirus esiste ancora e ci usa per sopravvivere e diffondersi. È come se noi stessi alimentassimo ciò che ci fa male. E questo sicuramente, quando si sono aperte le sale da ballo e i villaggi vacanza, lo abbiamo rimosso.

Se tutti noi non possiamo sottrarci dalle responsabilità, non lo può fare neanche la politica. Chi avrebbe dovuto tenere la briglia tesa ha allentato la presa. Ci sono state certo pressioni da più parti alle quali però la politica, il governo, avrebbe dovuto resistere. Perché questo sarebbe il suo ruolo: raccogliere certamente tutti i bisogni individuali ma scegliere per un bene superiore. Non ci sarà mai un momento nel quale si sospenderanno gli egoismi, è la politica a dover dirigere il traffico costruendo una scala delle priorità.

E il Covid-19 richiederebbe proprio questo: un governo consapevole delle priorità che facesse scelte chiare resistendo ai contraccolpi politici. Purtroppo questo non sembra essere realtà. Nonostante tutta la scienza mondiale fosse concorde sulla previsione di una seconda ondata di Covid-19, abbiamo perso quasi sei mesi accontentando interessi di sorta. Ben inteso: ogni interesse individuale, preso singolarmente, ha motivo di esistere e di essere rivendicato; ma in una prospettiva collettiva è necessario recepirli con occhi diversi.

Come previsto la seconda ondata è arrivata. Alcuni virologi sostengono addirittura come debba ancora innescarsi. Basta guardare i Paesi confinanti per intuire la delicatezza del momento. Benché ci sia accordo sulla catastrofe socio-economica di un secondo lockdown, non bisogna nascondersi come questa eventualità sia presente. Sarebbe utile una maggior chiarezza da parte del governo: il boccino della situazione è in compartecipazione fra governo e cittadini. Il governo deve iniziare a fare il proprio mestiere politico, i cittadini però devono essere consapevoli- senza patetiche rassicurazioni- di come sia fondamentale una collaborazione attiva.

Se è vero che non possiamo prendere a modello la Cina per la radicale differenza della forma di stato e di governo, è altrettanto vero come ne dobbiamo costruire uno assolutamente inedito. E non può prescindere dalla collaborazione costante e senza sbavature fra istituzioni e cittadini.
Dato per assodato come l’effetto degli sforzi fatti fra marzo e aprile sia ormai passato remoto, serve un nuovo patto con il quale si tenti di superare la nuova ondata in vista del vaccino che presto o tardi arriverà.

Nessuno escluderà mai un secondo lockdown benché lo si nasconda in mille subordinate inserite a trabocchetto nei discorsi ufficiali. È possibile scongiurarlo solo se torniamo a essere consapevoli e concentrati. Il Covid-19 vive e lotta con noi, contro di noi: prima lo accettiamo e prima riusciremo a evitare ciò che non vogliamo neanche nominare. 

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.