Interviste

Il canone è fuori moda: intervista alla fotografa Zoe Natale Mannella

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Il mondo della moda  è nell’immaginario comune legato a stereotipi. Uno fra tutti ? L’immagine della donna.

Le modelle, viste quasi come esseri mistici, sono associate, nel pensiero comune, a tre  caratteristiche: magrezza, altezza e giovinezza. Ma siamo sicuri che sia davvero così? O forse qualcosa è cambiato?

Oggi Borderlain ha deciso di provare ad andare oltre il pensiero comune e per farlo abbiamo deciso di intervistare chi in questo mondo ci lavora: Zoe Natale Mannella, fotografa di moda  milanese.

Ciao Zoe! grazie per aver accettato quest’intervista, ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?

Ciao! Sono Zoe, ho 22 anni e nella vita mi divido tra la fotografia di moda, grande passione e soprattutto lavoro impegnativo, e l’università. La mia  distrazione dal mondo frenetico della moda. 

Che immagine pensi che ci sia della donna nel mondo della moda? Ritieni che si possa parlare di un canone estetico imposto?

Sinceramente ritengo che in  passato lo stereotipo della donna

 

 nella moda fosse fortemente legato ad un canone estetico.  Mi riferisco a  quello delle grandi modelle, al limite tra il sano e il malato.

Ad oggi però posso dire che il fashion è uno di quegli ambiti in cui l’ondata di female empowerment e di ricostituzione dei canoni della bellezza femminile hanno apportato maggiori cambiamenti. Anche i grandi brand hanno ormai adottato un’estetica più aperta verso diverse forme di corpi. Sempre cercando di mantenere equità di rappresentazione delle varie etnie ed evitando episodi di shaming o discriminazione.

La diversità è diventata moda.

Tu hai esperienze anche all’estero, pensi che rispetto all’Italia ci siano differenze?

Da quando esiste Instagram, credo sia giusto parlare di un network abbastanza globale dove le mode si diffondono al di là delle barriere geografiche, quindi direi che in termini di nazioni non ci sono grandi differenze. Tuttavia posso dire che ciò riguarda solo la moda.

Si tratta, infatti, di  un ambiente in qualche modo privilegiato e di nicchia dove gli interessi economici e l’attenzione estetica fanno sì che ci sia quasi una sorta di ‘ipersensibilità’ in materia di corpo femminile, sono sicura che non sia così in generale nella società.

I tuoi scatti hanno come soggetto principale il corpo femminile, celebrato in ogni sua naturale forma.
Tu come li descriveresti ?

Secondo me si può parlare di una riscoperta del corpo femminile con curiosità e senza alcuna discriminazione se non “il bello”, nel senso più personale del termine. Non penso che le mie foto debbano veicolare chissà quale ideale femminista o socialmente utile, io scatto quello che mi piace e che in quel momento mi dà buone sensazioni, a prescindere da chi sia, quanto pesi e che colore della pelle abbia.

Se proprio c’è un messaggio che si può correlare al mio percorso è quello del sentirsi bene, col proprio corpo, con le altre donne, con il luogo in cui ci si trova. Penso che durante l’adolescenza non ci si riesca a focalizzare su quanto sia importante curare sé stessi ed ascoltarsi, è una cosa che si impara col tempo e su cui si può lavorare e che influenza la nostra vita di tutti i giorni. Cresciamo distratti da mille altri elementi esterni e credo sia importante riportare l’attenzione su ciò che più naturalmente ci appartiene e ci sostiene come il nostro corpo

Come sei arrivata alla rappresentazione del corpo femminile che caratterizza le tue foto?
È stato un percorso individuale o hai subito delle influenze?

Mi considero una piccola spugna che ha sempre cercato di assorbire tante informazioni spesso lontane tra di loro e sconclusionate. In qualche modo poi hanno trovato un loro filo logico coniugandosi con la mia esperienza di vita.

Il cinema, l’arte, la fotografia mi hanno sicuramente influenzato. Credo che nella formazione di ognuno arrivi un momento in cui si stabilisce una sorta di idoli. I miei, fotograficamente parlando, sono state Vivien Sassen, Nan Goldin, Harley Weir, movimenti artistici come i preraffaelliti o anche più banalmente l’arte classica. A ciò si aggiunge sicuramente il fatto di essere stata circondata da amiche molto forti e sicure di sé. Non hanno mai avuto paura di mostrare sé stesse e i loro corpi.  Un giorno ci trovavamo in vacanza insieme e ho iniziato ad immortalarle.

Da lì ho capito che poteva nascere qualcosa di mio che condensava in un modo personale tutto quello che negli anni avevo assorbito.

In generale penso che tutti coloro che siano interessati ad un’espressione artistica o svolgano lavori legati alla creatività non possano fare a meno di essere curiosi e interessati verso il mondo.

D’altra parte la realtà di tutti i giorni e le persone che incontri per strada possono ispirarti tanto quanto un bel libro, un film o una mostra in una galleria.

Intervista a cura di:

Miriam Ballerini

Foto di Zoe Natale Mannella

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