Uscite dal gruppo come Jack Frusciante
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Uscite dal gruppo come Jack Frusciante

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Esistono libri e libri. I libri preferiti, i libri spazzatura o senza impegno, i libri scolastici, una marea così alta di libri che a momenti ci affoghiamo. Poi c’è IL libro, quello per eccellenza. Quello che dopo averlo letto ti cala nello stomaco e non ti lascia più, le parole sono stampate nella mente, i ragionamenti fissi nel cuore. E’ quello per il quale oggi vi dico: uscite dal gruppo, proprio come ha fatto Jack Frusciante. È stato quasi stravolgente, come innamorarsi: capita di rado trovare “quello giusto”.

Mi sono innamorata nel marzo della quinta liceo, a metà tra inverno e primavera. La prof di italiano mi ha consigliato questo libro-non-libro in un’edizione troppo alta e stretta per essere normale. L’avevo già visto prima, ma non l’avevo filato: facevo finta di niente e dicevo “sarà come gli altri, prima o poi leggerò anche quello”.

Poi un giorno è successo. Non mi ricordo bene come, so solo che è capitato. Per ordini superiori, la classe doveva leggere un libro al mese: il primo mese me n’ero beccata uno davvero palloso, tanto da scordarmi il nome; il secondo è stato peggio del primo. Poi, non c’è due senza tre, è arrivato lui. Era fuori dalla sua fila sullo scaffale, il suo atteggiamento premonitore di ciò che mi avrebbe raccontato. Lo presi senza nemmeno consultarlo, senza nemmeno sapere chi fosse e decisi di farmi accompagnare a casa.

Io non ho letto o divorato Jack Frusciante è uscito dal gruppo: l’ho vissuto, l’ho amato, l’ho interpretato, l’ho fatto mio. Ho letto ad alta voce nella mente le sue frasi a metà, mi sono fermata ai suoi punti inesistenti cadendo dagli “a capo” non previsti. Pedalando all’alba sulla Saragozza Avenue ho sentito la brezza del vento sui colli e il caldo dell’estate narrata. Ho ripercorso le vicende di Alex D. come se fosse stato lui raccontarmele: le fughe da scuola, le sbornie, le lacrime per la perdita dell’amico.

Allora pensavo di essere l’unica a vivere un disagio interiore, partorito dalla domanda che tutti i maggiorenni si fanno: “cosa ci faccio qui?” Una domanda che fa terrore, lo sappiamo bene tutti. Terrore che la vita sia solo la sequenza laurea-lavoro-famiglia-morte, farcita di problemi, sesso, droga e musica rock per non morire prima della chiusura del sipario. Quasi come fosse un copione da recitare e non da dirigere. Quasi come fossimo spettatori e non registi. Adesso, a distanza di tempo, mi sembra facile allineare quei pensieri e trovare l’uscita, ma allora era tutto un big bang di emozioni contrastanti.

Non pensavo che quella di Alex fosse simile alla mia storia, vissuta allora in un gruppo che non mi piaceva, in un buco di scuola e prima della maturità, scolastica e personale. E’ stato come leggere un amico, un confidente. È stato come leggere il libro e il suo racconto di vita nello stesso momento. Mi ha fatto evadere. Difficile spiegare la sensazione.

Uscite dal gruppo come Jack FruscianteJack Frusciate è uscito dal gruppo è stato la mia ancora, il mio compagno di scuola, la mia forza nello stress da maturanda. Sì, la forza. Perché ci vuole una grande forza di volontà per uscire dal gruppo, essere se stessi senza indugi, usare la propria testa e fanculo tutti. Una volontà audace che ardentemente brucia e se non attuata diventa una bomba ad orologeria. Una volontà pura che alcuni (che io chiamo “laggente con due g” perché il loro fine è esasperare “le persone”) dicevo, che alcuni disprezzano.

Sì, la disprezzano, la deridono in branco pure, quasi sempre alle spalle, questi vigliacchi, figli di chiacchiere da bar ghermito da aperitivi di codardia; i quali piuttosto che ammettere con se stessi di non essere coraggiosi, preferiscono con parole cattive distruggere la determinazione altrui. Ma essi dimenticano che il Girardengo Costante di turno corre perché vuole vincere a scuola, al lavoro o in altri ambiti. Che con coraggio vivrà e non si farà piegare dalle circostanze avverse. Proverà, cadrà, capirà i propri errori e riproverà. Perché la vita non è un copione, ma una storia ancora da scrivere che porta la firma di ognuno di noi.

Perciò prendete coraggio e quando potete uscite dal gruppo come Jack Frusciante. E adesso vi confiderò anche un segreto, di uno che conosco bene:

“date retta al sottoscritto che lo conosce da sempre. Se ha gli occhi un pochino lustri, è per via che il vecchio Alex, quando fila così come il vento”

Carlotta Cuppini

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Carlotta Cuppini
Fondatrice di Borderlain, le piace organizzare persone e progetti con sorridente serietà. Based un po' in MIlan un po' Bologna, beve caffè amaro al mattino e vino rosso la sera. Colleziona edizioni di 'JF è uscito dal gruppo' che tiene sul comodino insieme a manuali di project management.