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Società

Il presepe obbligatorio a Grosseto: L’anticostituzionalità della giunta

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Ogni anno  a Natale ritorna. E no, non stiamo parlando dei cine-panettoni di Boldi e  di De Sica ma della discussione sul presepe.
Ogni anno a Natale il presepe diventa oggetto di dibattito per i nostri politici, e più nello specifico per i politici del centro destra.
Quest’ultimi infatti non perdono occasione per difendere i nostri prodotti (se state mangiando Nutella smettetela  subito ), le nostre tradizioni e le nostre origini. E così quest’anno a Natale, nell’Italia della disoccupazione giovanile al 60% al sud, sembrava imprescindibile “difendere” il presepe al parlamento europeo e renderlo obbligatorio in un comune italiano.

I fatti

Succede in questi giorni, e succede a Grosseto. Qui la maggioranza di destra (formazione compatta: Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e un consigliere di Casa Pound-gruppo misto) ha presentato una mozione affinché la giunta si adoperasse per far allestire all’interno di ogni scuola un presepe “ben visibile e di consone dimensioni”. Mozione che è stata, non senza il voto contrario di Pd e Movimento 5 stelle, approvata.
In Italia quindi abbiamo il primo “obbligo al presepe”, che ricorda molto l’obbligo in epoca fascista di appendere i crocifissi alle pareti scolastiche.

Un’imposizione anticostituzionale

Se il presepe però deve essere “ben visibile” è forse perché alla giunta di Grosseto “ben visibile” non è qualcos’altro. Qualcos’altro di ben altre dimensioni: la costituzione.
È infatti da numerosi articoli della nostra costituzione (di chiara inspirazione antifascista) che ricaviamo un importante verità: l’Italia è uno stato laico. L’Italia non è cattolica.
Per questo non si può comprendere come si possa imporre in un’istituzione pubblica il presepe, un chiaro simbolo religioso.
Un’imposizione che schiaccia anzi spiana (in fondo succede questo quando la ruspa ti prende un po’ troppo la mano) qualsiasi tentativo di accoglienza e integrazione.

L’integrazione (im)possibile

D’altra parte questo era l’obiettivo della giunta. E lo era fin dal principio.
Infatti l’idea della mozione è nata, come riporta il “corriere della sera”, dopo che in alcune scuole si era scelto di non farlo per rispetto della fede di tutti gli studenti. Una scelta quindi fatta per favorire il dialogo fra culture, per creare un senso di comunità che riguardasse tutti.
Ma ciò è apparso incomprensibile al sindaco e agli assessori.
Così, sostenendo l’importanza di difendere le nostre radici (qualcuno li ha informati che i romani erano pagani?) e le nostre tradizioni, hanno usato il presepe per opporsi all’accoglienza, all’integrazione.

La strumentalizzazione del simbolo

Ciò che ha fatto la giunta di Grosseto dunque è strumentalizzare un simbolo religioso. Il simbolo di una religione come quella cristiana che riconosce tra i suoi valori imprescindibili il rispetto e l’accettazione dell’altro.
Il presepe è stato usato per fini politici, per ribadire che il centro-destra per chi non è italiano ha solo “porti chiusi”.
Un po’ come, più di duemila anni fa, chiuse furono le porte di ogni casa per due giovani che cercavano solo ospitalità. Due giovani che oggi sono due statuine del presepe.

Miriam Ballerini

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