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Politica

Green pass e scuola. Di nuovo una questione di coraggio che manca

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Sono due i temi che hanno animato questa settimana politica oltre alla riforma della giustizia sempre al centro del dibattito: l’introduzione del green pass e il ritorno a scuola a settembre.

Il green pass: anche Draghi non riesce a puntare sull’obbligo vaccinale

La narrazione che ha portato Mario Draghi a Palazzo Chigi lo presentava come l’uomo che poteva tutto, persino fare sgorgare cioccolato dai rubinetti di tutte le case del Paese. Ebbene, adesso che Draghi potrebbe usare tutto il suo savoir faire imponendo la scelta dell’obbligo vaccinale, è caduto sull’affannare ancora di più la burocrazia del Paese introducendo il green pass.

Non voglio entrare nel merito della questione vaccinale, c’è però un limite comunicativo che potrebbe destare qualche perplessità. Il green pass servirà per partecipare alla vita collettiva: frequentare bar, ristoranti, cinema al chiuso. È fin troppo semplice dedurre come il green pass italiano è un invito forzato a vaccinarsi, chi vorrà continuare a frequentare luoghi pubblici sarà portato alla vaccinazione come peraltro sta già avvenendo. 

Viene il dubbio allora se tutto questo non sia un approccio macchinoso a un concetto che in realtà un governo, un Parlamento, possono introdurre: ovvero l’obbligo vaccinale. E le motivazioni ci sarebbero: siamo in una pandemia, siamo stati chiusi in casa per diversi mesi, l’economia non può subire altri stop. Tutti questi elementi messi insieme suggerirebbero come non si possa scherzare: abbiamo il mezzo per limitare il Covid- 19 e va usato.

Anche perché, prima di essere un caloroso invito alla vaccinazione, il green pass è un documento che prevederà dei controlli. E sempre per pensare male, vedo assai complicato che un ristorante medio piccolo attui controlli rigidi sulla propria clientela; soprattutto in un momento di ripresa in cui si spinge di più. 

In più il green pass -proprio perché giuridicamente non è per nulla simile all’obbligo vaccinale- si potrà ottenere anche eseguendo tamponi periodicamente. Coerenza vorrebbe dunque che si facessero politiche per rendere gratuiti i tamponi. Altrimenti diventa manifesta l’incapacità della politica nell’assumere scelte, anche impopolari, per il bene della collettività.

Se il green pass è solo un trucco per portare i cittadini sulla “retta via” Draghi ha sbagliato. La “retta via”, naturalmente sempre opinabile in uno Stato democratico, si indica attraverso leggi chiare.

Scuola. Ecco il momento del “dubbione”: presenza o DAD?

A latere della questione green pass c’è la scuola. A poco più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico ecco che scatta il “dubbione”: si ritornerà a scuola in presenza o in DaD?

Come se nulla fosse successo. Come se quasi due anni in pandemia non avessero insegnato niente. Non ci hanno insegnato proprio nulla infatti se nell’ultima settimana di luglio ci chiediamo se potremo rivedere gli studenti sui banchi a settembre. 

Green pass e scuola sono stati più volte collegati con la proposta di chiedere al corpo docente di esibire la carta verde per salire in cattedra. Anche in questo caso l’ipocrisia si spreca: da un lato si vorrebbe usare il green pass per non arrivare all’obbligo vaccinale, dall’altra però si vorrebbe ampliare ad altri contesti l’obbligo a presentare il documento.

Green pass e scuola dunque compongono la stessa medaglia: quella che mostra una politica inabile, passiva, smidollata in un mare ancora in tempesta. Stiamo prendendo l’ennesima lezione su come i comandanti in capo non servano. Sarebbe necessario invece proprio quello che noi non abbiamo: una politica capace di assumersi responsabilità operando anche scelte impopolari. 

Federico Feliziani
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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.