Fase 2
Politica

Fase 2, il buongiorno che annuncia una giornata burrascosa

Tempo di lettura: 3 minuti
Il 18 Maggio è arrivato insieme a disorganizzazione e incertezza che tutto fa tranne rassicurare 

Siamo ripartiti. Da un giorno siamo entrati nella tanto attesa Fase 2 nella quale dovremo tornare alla nostra vita convivendo con il Covid- 19.  Molte teorie sono ottimiste, altre molto meno: fatto sta che questa volta il governo ha assunto una scelta politica discostandosi dai consigli degli esperti che spingevano per una cautela maggiore.

Se è vero che esiste un problema di salute pubblica non ancora risolto è presente anche un’emergenza economica che ha spinto tutte le associazioni di categoria a fare pressione verso una ripartenza delle attività produttive e commerciali. Stiamo andando incontro all’estate che vede un intero indotto bisognoso di ripartire; abbiamo due mesi alle spalle difficilmente ripetibili di serrande abbassate in tutte le città. È facile immaginare quindi come la politica si sia trovata difronte a un fuoco di fila che ha portato a far cadere il pendolo sulla riapertura. 

Ci sono però diversi aspetti da analizzare. Uno su tutti il clamoroso ritardo con cui si sono scritti i protocolli di comportamento e il conseguente decreto. Seppur la Fase 2 fosse sulla bocca di tutti da settimane il DCPM che l’ha decretata è arrivato poche ore prima dello scoccare del 18 Maggio. Un dettaglio che ha provocato una rilevante incertezza fra chi sarebbe stato oggetto del provvedimento. Dopo una settimana delirante nella lettura di regole di comportamento per le attività commerciali complesse e burocraticamente confezionate, è arrivato un fine settimana ad altissima tensione nell’attesa dell’ultimo via libera del Presidiare Conte. 

Schemi vecchi per un mondo nuovo

Il secondo punto se possibile più delicato del primo è come si continui a ragionare con in mente uno stile di vita pre Covid. Nonostante la retorica penetrante del nuovo mondo, la politica sta confidando in uno stile di vita difficilmente riproducibile. Nella quarantena appena conclusa abbiamo imparato a fare a meno di alcune cose, abbiamo scoperto come sia possibile prodursi cibo in casa, abbiamo scoperto quanti vestiti abbiamo negli armadi. Se a questo si aggiunge la crisi economica in corso non si capisce quanto e come si consumerà. Tanto più con regole di comportamento che rendono scomodo alcune abitudini prima percepite confortevoli.
Non solo rispetto all’assenza della dimensione esperienziale dei luoghi commerciali ma anche per un inevitabile aumento dei prezzi. Il materiale igienico necessario costa ed è prevedibile un addebito al cliente.

L’impressione è dunque quella che non ci sia una strategia economica nuova ma solo una sterile concessione di riapertura. Di quel mondo nuovo di cui si è discusso per molto tempo non si vede traccia. La convivenza con il Covid prevede uno stile di vita diverso che per forza avrà ricadute su un modello economico ora diventato vecchio. La Fase 2 sembra perciò un’avventura su un pianeta nuovo avendo però come equipaggiamento strumenti di un pianeta diverso. 

A tutto questo si aggiunge un’emergenza sanitaria ancora attiva che striscia fra gravi mancanze e la tragica assenza dei cosiddetti dispositivi di protezione individuale. L’app Immuni che avrebbe dovuto affiancare la Fase 2 rischia di essere pronta nella fase 5. Ci sono difficoltà nel reperimento di tamponi e test sierologici. Dal punto di vista sanitario restano molte differenze territoriali che non permettono un sistema armonico di tracciamento. 

Siamo liberi non sapendo per quanto. Per il rilancio economico si confida nei consumatori: gli stessi che si trovano in grave difficoltà. Possiamo accedere ai test sierologici ma mancano i reagenti. Dobbiamo circolare con la mascherina ma si hanno difficoltà a reperire anche i modelli più basici.
Se il buongiorno si vede dal mattino. 

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.