spese militari
Politica

Spese militari: l’accordo che rimanda il dibattito di quattro anni

Tempo di lettura: 2 minuti

Prosegue il forte scontro nella maggioranza sulle spese militari fra prese di posizione e imprecisioni: Conte deciso nel non concedere il raggiungimento del 2 per cento del PIL sul riarmo trova la mediazione del ministro della difesa che introduce una maggiore flessibilità.

Spese militari: gli impegni presi contro il pacifismo militante

Discutere di spese militari in tempo di guerra non è il miglior modo per procedere con razionalità, e infatti è stato subito scontro politico sul raggiungimento del 2 percento del PIL investito in equipaggiamenti militari.

Un tema molto complesso che ad un anno esatto alle elezioni non poteva non creare movimento nel dibatto politico anche se, osservando attentamente il problema, si scopre che non è una novità dell’ultimo minuto ma che a questo aumento si sta lavorando da otto anni. Infatti la road-map che si sono dati i trenta Paesi Nato sul riarmo vede il 2024 come traguardo temporale: un accordo informale, che non passa per nessun patto internazionale e che diversi Paesi non stanno rispettando. 

Un problema dunque che potrebbe essere facilmente ridimensionato sia dal lato di chi sostiene la necessità di aumentare le spese militari sia da quello di chi lo giudica uno schiaffo al pacifismo. Ed è quello che ha fatto il ministro alla difesa Lorenzo Guerini trovando una mediazione fra i due campi: un dilazionamento dei tempi al 2028, un buttare la palla in tribuna che salva Draghi posticipando il problema.

Il tempo in più preso da Guerini potrebbe essere però utile anche per ragionare dell’opportunità, spesso invocata ma mai perseguita veramente, di una difesa europea che potrebbe portare a un’indipendenza dalla NATO. Un tema su cui poter ragionare in Unione Europea e che potrebbe ridurre di molto quella percentuale sul PIL vista da molti come spropositata per un Paese che ripudia la guerra. 

Via il CTS: adesso sta a noi gestire la nostra normalità

La guerra in Ucraina ha cancellato quasi del tutto il Covid che eppure non è scomparso seppur fortemente indebolito. Da questo fine settimana ci mettiamo alle spalle il tanto citato stato d’emergenza iniziando un lungo percorso di sottrazione dei limiti finora in vigore.

Anche il Comitato tecnico-scientifico esce di scena, non si riunirà più. Da adesso saranno importanti i dati dicono alcuni virologi che tengono a invitare alla cautela. Saremo più svincolati, il Green Pass sarà sempre più un ricordo ma l’attenzione che ognuno di noi ha maturato dovrà accompagnarci ancora per un po’ di tempo. 

Il progressivo ritorno alla normalità non sancisce la fine del Covid- 19, ma un netto miglioramento dell’epidemia.  I troppi sacrifici fatti ci hanno riconsegnato la normalità; adesso sta a noi gestirla. 

Federico Feliziani
Leggi anche: “Marghedì: il bello della settimana – I corsi online
Non hai ancora letto l’ultimo Cronache di un Borderlain? Clicca qui

Leave a Response

Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.