taglio dei parlamentari
Politica

Taglio dei parlamentari: sul referendum sembra esserci la sordina

Tempo di lettura: 2 minuti
A poco più di un mese dal referendum sul taglio dei parlamentari nessuna campagna sembra decollare: né quella del Sì né quella del No

Oltre alle questioni economiche, l’apertura complessa delle scuole e la probabile ripresa del contagio, la politica a settembre dovrà affrontare anche il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Nonostante il silenzio il 20 settembre saremo chiamati a confermare o meno la riforma. Un tema che non riguarda solo gli addetti ai lavori ma ciascun cittadino.

Al contrario del 2016, quando si votò sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi con un’ampia campagna referendaria che vide un acceso confronto fra il fronte del No e quello del Sì, questa volta sembra che si stia dando per scontato il risultato favorevole tanto da non riuscire a far decollare la campagna elettorale. Il referendum del 20 settembre riguarda infatti una questione più circoscritta e che tocca un tema sul quale il senso comune sembrerebbe pendere da una parte.

Non è possibile però sottovalutare il tema al centro del referendum ovvero la rappresentanza parlamentare. Stando alla riforma costituzionale al vaglio dei cittadini il numero degli eletti fra Camera e Senato passerebbe da 945 a 600, di cui 400 a Montecitorio e 200 a Palazzo Madama. Una modifica tutt’altro che banale a cui si deve prestare molta attenzione. Al di là delle considerazioni superficiali che si potrebbero fare, il taglio dei parlamentari ha conseguenze delicate sulle quali servirebbe un confronto pubblico.

Avere 945 o 600 eletti non è la stessa cosa. Al Senato, stando l’attuale legge elettorale, diversi territori non avrebbero rappresentanza. E alla Camera si creerebbe il problema di quante forze politiche riuscirebbero a entrare.
Per aggirare questo problema conservando la stessa capacità di rappresentanza in un parlamento ridotto si dovrebbe immaginare un sistema elettorale che sopperisca all’eventuale diminuzione dei seggi disponibili. È quanto sta chiedendo il segretario del PD Zingaretti con un ultimatum agli alleati. Appello non raccolto da Italia Viva per la quale la priorità adesso è l’economia.

Il tema di una nuova legge elettorale prima del voto referendario si sta facendo in ogni caso pressante. È un elemento non secondario da due punti di vista. Il primo, quello costituzionale: non è possibile infatti rimanere senza un’idea di legge elettorale nel caso passasse il taglio dei parlamentari; il secondo attiene alla completezza d’informazione nel momento in cui i cittadini sceglieranno se votare sì o no. Sarebbe infatti giusto conoscere l’idea di sistema elettorale da utilizzare per comporre un parlamento di 600 seggi.

Stando ai fatti è però improbabile che si arrivi a una nuova legge elettorale entro il 20 settembre. Questa mancanza potrebbe rinvigorire lo spento fronte del No?

Federico Feliziani

Leggi anche: “Il ritorno in classe a settembre. La battaglia del ministro contro la realtà

Ti sei perso l’ultimo Cronache di un Borderlain? Clicca qui

Leave a Response

Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.