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Ora solare vs legale: l’inganno del tempo

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Ora solare: tempo, semplicemente. Astratto eppur così concreto, tangibile, influente. Impossibile toccarlo, contenerlo, il tempo è un artista: segue solo il proprio flow. Però ci tira in ballo, il tempo è nostro ma non lo è, è dispettoso. Credi di averne ma ti sta buggerando: passa in un soffio. Non vorresti avere tempo ma sei condannato: sa essere lento, inesorabile, una tortura. Per questo ci irrita. Abituati a controllare tutto, siamo schiavi del tempo, è lui che decide. Te ne accorgi dal tuo corpo che cambia, dalle rughe, da figli e nipoti che crescono. Il tempo è davvero meschino. Una volta eri tu il centro dell’universo e adesso sei il più insulso dei satelliti, relegato al ruolo da comprimario. Un tempo, quando avevi tempo, eri invincibile. Accatastavi minuti, ore, giorni privi di significato, sperando che andassero in fretta perché tu avevi da cominciare, dovevi diventare, dire, fare, baciare. Poi: boom. La discesa, caduta più che altro, inarrestabile nello sbatterti in faccia quanto il tempo se ne infischia. Ti fa credere, ti fa annusare cose per poi lasciarti a bocca asciutta.

Il tempo è uno stronzo. Poi ci si mette pure quell’altro di tempo. Caldo, freddo, freddo-caldo, freddo-freddo, caldo-freddo, caldo-caldo. Le stagioni: l’unica vera prova che il tempo esiste. Lo sapevamo ma non lo volevamo ammettere e hanno creato la meteoropatia. Un’altra scusa in pratica. Perché il problema non è il tempo che passa: è lasciar passare il tempo. Allora al diavolo l’ora solare, chi se ne importa di un’ora in più o in meno di buio, anche l’ora di sonno poi: si recupera. Ci fa rabbia, ci canzona, se ne infischia, ci invecchia. Lo chiamano tempo, dovrebbero chiamarlo countdown. Allora prima del “Tempo”, facciamo festa: tutto passa troppo in fretta.

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