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Politica, cosa è cambiato dopo il libro “La Casta”

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È politica. Tutta la nostra vita è una continua mediazione, un prendere decisioni. Sbagliate o giuste che siano, spesso è grande la voglia di viaggiare nello spazio-tempo per cambiare, capire, aggiustare situazioni. Un sogno ma anche un dilemma, perché (film e libri insegnano) alterando il passato, presente e futuro possono subire pesanti squilibri. Allora, seppur ipotetica, la domanda è: se nel 2018 Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo non avessero scritto “La Casta”, la politica attuale come sarebbe?

Anti-politica: le origini

Sono passati più di dieci anni dall’uscita del libro che ha smontato, smascherato e denunciato tutti gli eccessi e gli abusi della politica. Un’esplosione che ha letteralmente inondato l’opinione pubblica, alimentando l’odio ed il malessere di chi la casta la subiva e la subisce: i cittadini. Più di Tangentopoli forse. Non è un caso se nel 2009, proprio un anno dopo l’uscita del Bignami della malapolitica, sia nato il fenomeno, fattosi poi creatura con vita propria, che ha intercettato tutte queste frustrazioni: il Movimento 5 Stelle. Allora cominciò il tempo della Res Publica amministrata dal popolo, stop ai professionisti della politica, Rousseau, (h)onestà e tutto un campionario sdoganato dall’alba dei tempi fino ad oggi. La Politica non è più stata la stessa, intercettando il bisogno di silurare chi avrebbe dovuto ma non era riuscito ad amministrare per il bene comune. Come è andata a finire lo sappiamo: boom alle elezioni del 2018, Movimento che si fa in parte casta, almeno nell’arte di scomporre e ricomporre la retorica e la diplomazia a proprio piacimento, pur di non mollare le posizioni di comando.

Il paradosso temporale: la Lega

In nome di quella rivoluzione stilistica e procedurale che i partiti provavano a darsi, anche la Lega di Matteo Salvini può essere considerata figlia legittima della tempesta generata da “La Casta”. Approccio friendly, anzi no: parlare alla pancia del paese. È questo il metodo seguito dal promoter verde. Stare con la gente comune, rincorrere ed immortalarsi nelle più recondite feste di paese per dimostrare di essere uno della gente che vive, soffre, spera. La Lega è sempre stata questo, ci diranno. Si ma adesso più che mai con il loro personale viaggio nel tempo, quasi un tornare all’età della pietra. Fa niente se a volte dalla pancia nasce materiale poco nobile, anzi, un corno: con quella roba si può concimare, aiutando le piccole imprese, coltivatori ed il pianeta. Ciò che dice l’elettore medio è sacrosanto perché in media stat virtus.  In tale direzione ha provato ad inserirsi anche Matteo Renzi, capace però solo di ricordare il vecchio centrismo manovratore di molti anni fa. L’operazione è invece riuscita benissimo a Giorgia Meloni, attaccatissima alle radici di un centro-destra che, lo sappiamo, da una certa epoca non vuole proprio schiodarsi.

La Malavisione

Come se non bastasse, ci si è messo anche internet a fare da cassa di risonanza al “normalismo” malvagio, quello che appiattisce mente e anima. Il contagio si è esteso anche alla tv, sempre pronta a salire sul trend giusto. Un proliferare di trasmissioni di stampo restauratore. Perché l’Italia, dicono, è quella che rifiuta la globalizzazione, che tutte le domeniche mattina va in chiesa, che ama fare una bella pernacchia per suscitare ironia di gruppo, che vede solo tricolore, che ha insegnato arte e filosofia al mondo intero. Come le famose zucche di Giordano.

Questa è l’eredità lasciata dal libro di Stella e Rizzo. Concetti giusti assimilati nel modo sbagliato, come chi sente dire che il cioccolato deve far parte di una dieta sana e allora si sfonda di Ciobar. No, non è così, è la solita storiella del peggior sordo al mondo: quello che non vuol sentire, quindi viaggiare nel tempo sarebbe inutile e la risposta è chiara: senza “La Casta”, la situazione sarebbe quella attuale. Ma l’Italia è ben altro, anche se ci stanno facendo credere che a tutti noi basti solo mangiare, bere, defecare e dormire. Poveri Stella e Rizzo, convinti di aver illuminato la classe dirigente quando, invece, ne hanno rimesso a nudo la poca perspicacia. Qualcosa di positivo c’è. Selfie e dirette video a parte, senza quel libro avremmo ancora politici in doppio petto, tronfi nel loro linguaggio da burocrate e partiti dilaniati da scissioni e leadership. Ah no: c’è il Pd. Coerenti almeno.

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