Calhanoglu e Demiral
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Calhanoglu e Demiral, i tifosi insorgono dopo l’ennesimo messaggio pro guerra in Siria

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Lo hanno fatto di nuovo. Ad Hakan Calhanoglu e Merih Demiral non è bastato, evidentemente, il clima pesante che hanno contribuito a creare, negli ultimi giorni, dopo aver esultato con un saluto militare dopo la vittoria contro l’Albania. La stessa esultanza è stata riproposta ieri, durante il match con la Francia. Il gesto, palese riferimento alla guerra che la Turchia sta combattendo contro i curdi in Siria, è risultato di cattivo gusto alla maggior parte degli addetti ai lavori e ai tifosi, che si sono rivoltati sui social: “Cara Juventus, temo che giocatori come Merih Demiral, che infangano lo sport con i messaggi di guerra di un dittatore assassino, non meritino di giocare in Italia, né a Torino, né altrove – commenta un tifoso su Twitter taggando il profilo ufficiale della società bianconera – Le chiedo, da tifoso, di lanciare un messaggio forte“.

Così la Nazionale turca aveva esultato per la vittoria contro gli albanesi

Calciatori e Nazionalisti

Intervistato subito dopo la partita con la Francia, il rossonero Calhanoglu ha voluto sottolineare: “Gioco per la Nazionale e quando lo faccio la politica è da un’altra parte. Noi giochiamo a pallone, ma siamo al 100% con la nostra nazione. Anche se comunque non è tutto bello”. Il bianconero Demiral, invece, ha voluto esprimere su Twitter il proprio appoggio al presidente Erdogan – “Felice è colui che si chiama turco” – citando il primo presidente e fondatore della Turchia Mustafa Kemal Ataturk. Anche Cengiz Under della Roma, qualche giorno fa, aveva postato una foto di un’esultanza con saluto militare con la maglia della Roma, facendo infuriare i propri tifosi.

Adesso il clima sta diventando sempre più ostile nei confronti di questi giocatori. Così, sempre sul social del cinguettii, un sostenitore rossonero: “Milan, perché non reagisci dopo le dichiarazioni pro guerra in Siria di Calhanoglu? Mi aspetto una pioggia di fischi a San Siro. È indegno di vestire la nostra maglia, come calciatore e come uomo“.

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