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Ronaldo-Mayorga, analisi a freddo: lo stupro è nella forma mentis

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Goleade, bel giuoco, nuove filosofie, l’approdo di grandi campioni in serie A. Se le gesta del campo rubano la scena e seppeliscono i problemi, la pausa del campionato offre spunti per riflessioni che meritano freddezza e lucidità. Non per rinfocolare polemiche e neanche per passare il tempo. Semplicemente perché, ad esempio, il caso Ronaldo-Mayorga merita un’analisi più profonda.

Quello che le donne non dicono

Se dice sì è no, se dice no è sì. È il fascino dell’inafferrabilità del genere femminile. È questo quello che deve aver pensato Cristiano Ronaldo in quella rovente notte sfociata in una pesantissima denuncia per stupro. O meglio: pensare che questo regolamento sia la parte che non ti spiegano del galateo, è quello che a noi uomini piace credere. Perché quando una donna dice sì allora carramba: fortunato chi l’affianca. Quando una donna dice a più riprese no ma uno le piomba addosso, si può definire violenza sessuale. Quando c’è insufficienza di prove invece, arriva l’assoluzione o, per essere più precisi, le accuse cadono. Insomma è questo il riassunto del caso Ronaldo-Mayorga, recentemente archiviato.

Giustizia sommaria

Netto, tranciante per questo inattendibile. Giudicando ogni uomo col metodo incalzante e ultra-rapido spiegato poco fa, finirebbero in carcere migliaia di mariti dopo aver insistito più e più volte con la coniuge che accusava un tremendo cerchio alla testa. La questione è molto più articolata ma per gli accusatori del portoghese, soprattutto, il processo avrebbe dovuto prendere questa piega. Districarsi tra gli ostacoli di giustizialisti e garantisti (termini che ricollegati al tema trattato evocano vicende già vissute, aspettate: sesso, cuore, rubacuori, Ruby: precursore, sempre e ad ogni costo Silvio), è davvero arduo ma ci proveremo, attuando un metodo empirico.

Guerre lessicali

Dicasi stupro un atto sessuale violento che avviene senza il consenso di un partner. Per “sesso spinto” intendiamo invece una pratica che travalica convenzioni ed inibizioni ma con reciproco feeling. Secondo la Mayorga, in quella notte del 2009 a Las Vegas si sarebbe verificata uno stupro; Ronaldo insiste invece sulla seconda opzione. A far dubitare dell’immacolatezza del campione, il patto di riservatezza e il denaro con cui avrebbe liquidato la modella. I difensori di Ronaldo, lo proteggono affermando che la tempistica della denuncia sia sospetta e che l’accusa sia stata ordita per spillare altri soldi al portoghese. Difficile, estremamente difficile capire dove stia la verità. Perché seppur la Mayorga quella notte fosse andata in camera del calciatore di certo non per giocare a Fortnite (ancora non esisteva), è altrettanto ingiusto interpretare cosa provi una donna dopo una presunta (va ribadito) violenza. È ugualmente inaccettabile puntare il dito a priori contro un uomo che, piaccia o meno, si è sempre distinto e speso nel sociale. A far puzzare la vicenda, è sempre e solo lui: il denaro. E se il tempo sistema tutto, in questo caso fa cadere magicamente le accuse, ma per noi comuni mortali la morale – chiara sin da subito – di questa storia ribadisce l’ovvio: no è no.

Luca Villari

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